È una storia torbida e tristemente densa di violenze e bugie quella che si è palesata davanti agli occhi dei Giudici giovedì pomeriggio in Tribunale, quando una donna nordafricana di 36 anni, residente a St. Paul’s Bay, ha dovuto rispondere delle accuse di violenza domestica nei confronti del marito e della denuncia di stupro a danno del coniuge che si è poi scoperta essere falsa.
Tutto è iniziato dalla denuncia della donna, appunto, che ha permesso alla Polizia di aprire le indagini recandosi presso l’abitazione dei coniugi, dove la situazione è apparsa subito completamente diversa da quella inizialmente descritta. Secondo quanto riportato dai media locali, sembrerebbe che le Forze dell’ordine abbiano notato che ad essere ricoperto di ferite era l’uomo, colui che era stato denunciato.
Ciò che è realmente accaduto in quella casa è stato poi dimostrato dai video delle telecamere a circuito chiuso presenti presso l’abitazione dei coniugi – soliti ospitare studenti di corsi di lingua – e mostrati in Tribunale nel corso dell’udienza. I filmati, risalenti al 7 gennaio, raccontano diciotto minuti di scene di brutale violenza ai danni dell’uomo, che supplicava tregua mentre veniva percosso ripetutamente con pugni, padelle, un mattarello da cucina ed un bollitore pieno di acqua bollente davanti agli occhi dei due figli minorenni della coppia.
Ed è stato proprio il filmato assieme alle testimonianze dei bambini a ribaltare la situazione, portando così la donna ad essere accusata non solo per la falsa denuncia di stupro, ma anche di aver commesso violenza nei confronti del coniuge. Abusi che, a quanto pare, andavano avanti da tempo, e non solo per le botte, ma anche legati a violenza morale e psicologica, tentando in tutti i modi di isolare il marito, limitandone la libertà economica e l’accesso all’istruzione ed al lavoro.
La donna si è dichiarata “non colpevole” di ogni capo d’accusa, aggiungendo che la loro era una relazione travagliata da tempo, in cui il marito era solito controllarla attraverso le telecamere in casa.
Sulla base di quanto emerso, il magistrato ha emesso un ordine di protezione a favore dell’uomo ed ha concesso alla moglie la libertà su cauzione ad una serie di condizioni.
All’imputata è stato infatti proibito di comunicare o di avere alcun tipo di contatto con il marito e con i figli, oltre all’obbligo di firma tre volte a settimana ed un orario di coprifuoco da rispettare dalle 22:00 alle 07:00. Alloggerà in un hotel finchè non troverà un’altra sistemazione adeguata.
Il Tribunale ha imposto che la cauzione sarebbe stata garantita attraverso un deposito di 1.000 euro e da una garanzia personale di 10.000 euro, soldi che la donna ha ammesso di non avere. Ed è stato in quel momento che il marito è intervenuto, davanti allo stupore dei presenti, offrendosi di corrispondere lui stesso la somma racimolando dei soldi. La scena è stata commentata dal magistrato come “surreale”.