Il 22enne accusato di aver abusato di un’intera famiglia, soggiogandola al proprio volere fingendo di essere posseduto da un demone, è stato giudicato colpevole di aver sfruttato la fragilità psicologica di più persone, inducendole a compiere anche atti sessuali degradanti, per di più, incestuosi. Nei numerosi capi di imputazione nei confronti del giovane compaiono i reati di stupro aggravato, incitamento a compiere atti osceni in offesa al pudore personale, detenzione illegale, partecipazione ad attività sessuali non consensuali e quello di aver fatto sesso con una minorenne.
Il 22enne era entrato in contatto con la famiglia nel 2018, quando iniziò ad uscire con la figlia minore del nucleo familiare, all’epoca 14enne. In poco tempo si sarebbe insediato in casa loro, convincendole a fare ciò che più gli aggradava, sotto la minaccia della già citata “entità demoniaca” che avrebbe fatto loro del male, in caso di disobbedienza.
A denunciare gli abusi, perpetrati tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019, prima agli assistenti sociali e poi alla polizia, è stata la ragazzina più grande del nucleo famigliare, ora 24enne, forse l’unica del gruppo ad aver mantenuto un minimo di lucidità in quel periodo orribile nonostante, tra vessazioni e violenze, l’imputato l’avrebbe anche costretta a compiere atti sessuali assieme alla madre, e a fare sesso davanti a lui con il fidanzato.
Stando alle testimonianze, riportate sempre dai media locali, il giovane avrebbe anche violentato la madre delle due ragazze utilizzando il manico di una scopa, obbligando la figlia maggiore a partecipare alle sevizie. In tribunale è infine emerso il forte disagio psicologico in cui versava la donna, che in un periodo antecedente ai fatti sarebbe stata ricoverata al Mount Carmel per ben sei volte. Le stesse figlie l’avrebbero descritta come una persona distrutta, depressa e facilmente manipolabile, che avrebbe avuto più volte una certa propensione a credere all’occulto. Da lì la propensione a credere alle “entità soprannaturali” inscenate dall’imputato.
Secondo le dinamiche emerse, il giovane avrebbe simulato una voce demoniaca, convincendo le vittime di essere in pericolo. Con questo stratagemma, avrebbe tenuto in pugno l’intera famiglia, sfruttandola, facendosi consegnare soldi, vivendo presso la loro abitazione in maniera permanente e sottoponendo i vari componenti ad umiliazioni ed alle pratiche sessuali già descritte per il proprio piacere personale.
Il tribunale ha quindi giudicato le vittime assolutamente non consenzienti, arrivando alla condanna di 20 anni, giudicata dai media locali forse come la più dura della storia legislativa di Malta, per questo genere di reati.
L’imputato dovrà inoltre pagare circa 8.000 euro di spese processuali ed il suo nome sarà inserito nella lista delle persone colpevoli di reati sessuali. È stata inoltre emessa un’ordinanza di protezione di tre anni a favore delle vittime.