Agghiacciante: solo così si può definire il caso che si sta discutendo in questi giorni in tribunale. Una storia di abusi, legata in qualche modo al mondo dell’occulto, alla manipolazione ed alla depravazione umana. L’imputato, a partire da fine 2018, avrebbe tenuto in scacco un’intera famiglia di Marsascala, sotto la minaccia di un presunto demone.
L’uomo sarebbe entrato in contatto con il nucleo familiare grazie alla relazione con una delle componenti, che all’epoca dei fatti aveva solo 14 anni, arrivando in poco tempo a trasferirsi in casa loro incutendo terrore, obbligandoli anche a compiere atti sessuali di gruppo.
A inizio settimana a testimoniare in videoconferenza è stata la sorella dell’allora fidanzata dell’imputato, che per prima ha denunciato alla polizia quanto avveniva tra le mura domestiche. Il suo racconto, riportato dai media locali, fa rabbrividire. L’imputato sarebbe riuscito a soggiogare la madre, la fidanzata e la stessa testimone, convincendole della presenza di un demone che, impossessandosi di lui, avrebbe dato ordini specifici che, se disattesi, avrebbero portato alla morte delle donne o di altri parenti.
La testimone sarebbe quindi stata obbligata a dormire per un lungo periodo nella casa di famiglia, nello specifico nella stessa stanza dove dormivano tutti assieme, e dove sarebbe stata sottoposta ad una serie di abusi e vessazioni, insieme alla madre ed alla sorella minore, mentre il padre si era momentaneamente trasferito dai suoi genitori.
«A un certo punto tutti hanno iniziato a dare di matto perché il demone stava gettando alcool sotto la porta del bagno» riferisce la testimone, aggiungendo: «In quel momento il ragazzo di mia sorella e mia madre, erano fuori dalla porta. Mi sono spaventata quando hanno detto che il demone aveva dato fuoco a una croce. Poi mia sorella mi ha detto di correre in camera e chiudermi a chiave, perché il demone non può entrare se le porte sono chiuse». A quel punto da fuori la porta si sarebbe sentito il rumore di coltelli che si affilano, e la “voce” del demone minacciare violenza.
«Improvvisamente si spense la luce e la voce mi ordinò di aprire la porta» continua la ragazza, e «io e mia sorella eravamo insieme a letto, le luci erano ancora spente e lei mi teneva stretta. Sentivamo ancora i coltelli che venivano affilati dietro la porta. Poi la voce mi ha detto di contare fino a tre e al tre mi avrebbe tagliato la gola». Le giovani sarebbero poi state salvate dall’imputato, intervenuto per impedire all’entità di portare a termine i propri piani.
Le violenze non si sono fermate qui, purtroppo: secondo la testimone, l’accusato avrebbe spinto lei e sua madre a compiere atti sessuali assieme. In altre occasioni, la madre sarebbe stata brutalmente abusata con il manico di una scopa. La testimone invece sarebbe stata costretta a fare sesso con il proprio fidanzato, davanti all’imputato. Questi e altri orribili episodi avrebbero spinto la giovane, già in cura da uno psicologo, a chiedere aiuto agli assistenti sociali ed alla polizia, quando ormai le era chiaro che non esisteva alcun demone, che il vero mostro era fatto di carne e ossa.
In aula è stata anche ascoltata la testimonianza di un esorcista, contattato dalla famiglia in questione per alcuni possibili “eventi soprannaturali” che si erano verificati nella loro casa. L’uomo ha affermato di essere venuto a conoscenza delle “voci”, ma senza che gli interessati facessero riferimento ad esempi concreti in merito. In seguito, dato che presso l’abitazione non aveva rilevato alcun fenomeno “particolare” se non un grande caos, il testimone ha affermato di aver suggerito alla madre, di “lasciar perdere le connessioni con gli spiriti” e prendersi cura della salute mentale. La donna, sempre secondo quanto riferito dal testimone, pare infatti si fosse già rivolta al Mount Carmel in passato per diversi trattamenti. Un soggetto estremamente fragile, vulnerabile e manipolabile, che aveva tentato più volte il suicidio, come confermato dalla figlia maggiore. Un quadro clinico ben conosciuto dall’imputato.
A questo proposito, secondo quanto riporta Malta Today, la famiglia in questione sembra avere alle spalle una storia molto triste, fatta di segnalazioni ai servizi sociali per “alto rischio” di abusi risalenti ad anni prima di quelli legati al processo, tanto che la figlia più grande, già maggiorenne, all’epoca dei fatti sopracitati viveva con i nonni paterni, mentre invece la più piccola continuava a stare nella casa di famiglia, nonostante le raccomandazioni fornite dagli esperti.