Quasi quattromila euro spesi in abiti firmati in sei mesi, ma nessuna prova che sia uno spacciatore di droga. È quanto emerso nell’ultima udienza che vede imputato di Mohamed Ali Ahmed Elmushraty, alias “Lilu King”, sul quale pendono accuse pesanti: evasione fiscale, traffico di droga e di essere vicino alla criminalità organizzata. Il Libia è inoltre accusato, oltre che di traffico di droga, anche di omicidio.
Nell’udienza svoltasi nella giornata di lunedì, è stato confermato quanto già emerso nelle precedenti sedute, cioè che non c’è alcuna prova che l’imprenditore-pugile sia coinvolto nel traffico di sostanze stupefacenti.
Secondo la testimonianza di un sovrintendente della polizia, la task force che da inizio anno sorvegliava i movimenti di Elmushraty ogni giorno, fino al suo arresto avvenuto a maggio, non avrebbe fatto emergere alcuna evidenza che provasse alcun coinvolgimento dell’imputato, nonostante le frequentazioni “tossiche”.
Al contrario, in tribunale è stato messo in luce e confermato lo stile di vita decisamente agiato di “Lilu King”, fatto di auto di abiti firmati, gioielli e auto di lusso, con nessuna di queste ultime intestate a suo nome. Un fantasma per il fisco maltese, ma che faceva girare enormi quantità di denaro.
Lo stesso imputato avrebbe affermato di aver gestito prima un negozio a Paceville, e che sarebbe stato in procinto di aprire un’altra attività commerciale a Vittoriosa.
Tornando agli abiti firmati, “Lilu King” sarebbe stato un cliente abituale di un negozio di abbigliamento a Tigné, dove avrebbe speso ben 3.815 euro tra novembre 2022 e maggio di quest’anno, pagando sempre in contanti, stando a quanto affermato da alcuni dipendenti dell’attività. Tanti soldi, ma niente droga. Il sovrintendente della polizia ha infatti ribadito che Elmushraty non è mai stato trovato in possesso di droga, e che su di lui in passato non sono mai state mosse accuse di reati simili.
Nel corso dell’udienza, i legali difensori di “Lilu King” sono inoltre andati all’attacco del magistrato a capo del caso, affermando che ci sarebbero elementi per una ricusazione. Motivo? Nella seduta precedente, il magistrato stesso avrebbe definito illegale l’hawala, un sistema informale di trasferimento di denaro senza che vi sia movimentazione effettiva di soldi, basato sulla “fiducia” e sulle prestazioni di una vasta rete di mediatori, localizzati principalmente in Medio Oriente, Nord Africa, nel Corno d’Africa ed in Asia meridionale, utilizzato da Elmushraty.
In questo modo, secondo la difesa, la Corte avrebbe espresso un parere sul caso, dal momento che il metodo è riconosciuto in diversi Paesi come sistema bancario vero e proprio. Dal canto suo, il magistrato ha ricordato come questo metodo di pagamento sia considerato illegale i tutta Europa.