Si è rivelato inutile il congelamento dei conti del capo di Petroplus: i beni dell’imprenditore maltese, alla testa di più di 20 aziende sul territorio, erano congelati in seguito all’arresto del 2017.
A causare le pesanti sanzioni statunitensi era stato il suo coinvolgimento, insieme a Fahmi Bin Khalifa e Darren Debono, in un caso di contrabbando di carburanti che vedeva impegnate sul campo mafia siciliana e le milizie libiche di Zuwara.
L’MFSA (Malta Financial Services Authority) ha cercato di impedire il rimborso di un prestito di 1,5 milioni di euro da parte di Satabank, da una società con sede a Dubai di proprietà della moglie di Gordon Debono, Yvette, finché la corte d’appello non si è pronunciata a favore di quest’ultima.
In parole semplici, il capitale verrà trasferito dai conti di Gordon a quelli di sua moglie. Un po’ come tagliare una testa all’idra solo per vederne spuntare altre due
È bastata una scappatoia legale
Forse non poteva andare diversamente, infatti la decisione del tribunale maltese di trasferire il denaro era vincolata all’obbligo dell’UE di applicare una precedente decisione del tribunale cipriota nel 2018.
Ci si domanda se il modus operandi sarà il medesimo anche per un secondo trasferimento di € 1,3 milioni, di cui i tribunali di Malta dovranno discutere alla fine di novembre: Il debito è stato riconosciuto da un tribunale cipriota nel giugno 2018.
Anche l’Italia coinvolta nel traffico di carburante
Il nostro paese non è certo nuovo a questo genere di contrabbando, svariati gli arresti, l’ultimo del mese scorso a Trento nell’operazione “Gasoline”, che ha visto il sequestro di 83.000 litri di Diesel proveniente dalla Polonia e fatto passare oltre confine senza pagamento tramite documenti di trasporto falsificati.
Sarebbe arduo determinare quanto dell’approvvigionamento nazionale di carburanti derivi da fonti illecite, ma i dati si rivelano sempre più preoccupanti.