È finito agli arresti in Sicilia lo scorso 10 giugno Paul Martin Aquilina, ingegnere 55enne di origini australiane, ma residente a Malta. L’operazione è stata conclusa dai carabinieri di Zafferana Etnea, in esecuzione di un ordine per la carcerazione emesso dal Tribunale di Ragusa.
Ma la vicenda è in realtà è ben più complessa, oltre che paradossale, e un articolo pubblicato sul quotidiano italiano La Sicilia fa luce sui dettagli di questo “arresto inaspettato”.
Bisogna fare un salto indietro nel tempo, fino al 14 luglio del 2012, quando l’ingegnere informatico alla guida di un minivan, viene fermato dai carabinieri a Marina di Ragusa dove si trovava in vacanza, mentre era in compagnia di alcuni amici. L’accusa è quella di guida in stato di ebbrezza. Lo stesso Aquilina ammette di aver alzato il gomito, viene sanzionato e, finita la vacanza, torna a Malta, dove informa il proprio legale dell’accaduto.
Credendo di avere risolto il disguido, Aquilina continua a viaggiare in Italia più volte, senza mai nessun problema, fino a quando, nel 2017, viene bloccato dalla polizia a Roma Fiumicino, che gli notifica una sentenza di condanna a due mesi di reclusione e una multa di 1500 euro per la guida in stato di ebrezza del 2012. Rientrato a Malta il suo avvocato incarica un collega di Catania di avanzare quel che necessitava.
Ma due anni dopo succede l’impensabile, almeno per il signor Aquilina. Ritorna in Sicilia, precisamente a Zafferana Etnea, e la mattina del rientro a casa, il 10 giugno, viene fermato e arrestato all’aeroporto di Catania per scontare i due mesi di carcere. Incredulo, trascorre quattro giorni a piazza Lanza, fino a quando viene incaricato del caso l’avvocato catanese Carmelo Calì, che legge gli atti e si rivolge al magistrato di Sorveglianza al quale riassume la vicenda, esponendo lo stato di prostrazione del suo assistito e presentando istanza di applicazione provvisoria “di affidamento in prova al servizio sociale o detenzione domiciliare”. Il giudice, Gaetana Bernabò Distefano accoglie l’istanza e scarcera Aquilina, sottoponendolo in prova all’affidamento ai servizi sociali. Fino al 10 agosto, sconterà la pena in una casa catanese, uscendo al mattino non e rientrando entro le 21.
Il signor Aquilina, sicuramente più a suo agio in casa che in carcere, ha ringraziato il giudice per la sua umanità, pur nella rigorosa applicazione della legge e il suo avvocato, che è riuscito a trovare una soluzione. Fa sapere, inoltre che continuerà a tornare in Italia e in particolare in Sicilia, terra alla quale, per ovvie ragioni, è sicuramente affezionato.