È fatta. Due degli esecutori materiali dell’attentato che ha ucciso Daphne Caruana Galizia marciranno in carcere per i prossimi 40 anni, salvo condoni. Considerando però l’età di George e Alfred Degiorgio, rispettivamente 59 e 57 anni, è più probabile che finiscano i propri giorni dietro le sbarre. I due – lo ricordiamo – hanno barattato la vita di una donna con 150.000 euro, quasi senza sapere nulla di lei.
Il processo è stato rapidissimo: quello che si prospettava un lungo percorso per dare giustizia a Caruana Galizia e alla sua famiglia si è invece trasformato in una condanna lampo. Questo “grazie” al cambio improvviso di rotta dei due imputati, che hanno deciso di dichiararsi colpevoli, forse per evitare l’ergastolo.
Da più parti la sentenza è stata accolta con favore. Il presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola si è detta soddisfatta dell’esito del processo, ma consapevole che la giustizia dell’arcipelago abbia ancora molto da dimostrare: «Oggi non è stata fatta giustizia, ma solo un piccolo passo. Adesso avanti con quelli che hanno ordinato e pagato l’omicidio, con chi li ha protetti e quelli che hanno passato anni facendo di tutto per cercare di insabbiare la vicenda – scrive Metsola su Facebook, aggiungendo – Altri due uomini hanno appena ammesso l’assassinio di Daphne Caruana Galizia quasi cinque anni dopo averla uccisa. È stato un mezzo decennio di agonia per la famiglia di Daphne e per il Paese. Daphne continua a non poter più scrivere il suo blog, godersi figli e nipoti, fare giardinaggio o passare il tempo con i suoi cari».
Anche il Primo Ministro, Robert Abela, è intervenuto sull’esito del processo ai due sicari, identificandolo come un passo importante verso la giustizia per la famiglia della vittima, in un caso che rappresenta un capitolo buio per la storia di Malta: «Ora ci sono tre persone condannate per questo omicidio e altre tre in attesa di giudizio. Rimaniamo determinati a ottenere piena giustizia per la famiglia e per Malta». Il governo – si legge nel comunicato diffuso dal ministero – continuerà a sostenere le autorità nello svolgimento dei loro compiti e, parallelamente, metterà in atto importanti riforme per rafforzare ulteriormente i principi dello Stato di diritto e della democrazia a Malta.
Today’s judgement is another important step towards justice for the Caruana Galizia family. There are now three people convicted for this homicide and three others awaiting trial. We remain determined to see full justice delivered for the family and for Malta. – RA
— Robert Abela (@RobertAbela_MT) October 14, 2022
Interrogato in precedenza dai giornalisti in merito all’incombente quinto anniversario della scomparsa di Caruana Galizia, Abela aveva già affermato che non parteciperà ad alcuna commemorazione in onore della giornalista: «Ho mostrato chiaramente rispetto per la sua memoria da quando sono diventato Primo Ministro. Non si tratta di un anniversario, ma di come ti comporti quotidianamente, mostrando rispetto per lei e la sua famiglia», facendo riferimento alla volontà del governo di garantire giustizia, anche attraverso l’attuazione di alcune riforme in campo giudiziario.
Ieri sera, al termine del processo, anche Matthew Caruana Galizia, uno dei tre figli di Daphne, ha commentato la sentenza, e parlando con alcuni giornalisti fuori dal tribunale si è dichiarato “sollevato” del fatto che i due uomini siano stati condannati e che ora toccherà al “resto”, sottolineando però che «Cinque anni sono troppo lunghi per una condanna».
Paul Caruana Galizia, altro figlio della giornalista, ha affidato a Twitter un breve pensiero sulla condanna: «Uno squarcio tra le nuvole». Un sollievo, dopo anni di silenzio, buio ed attesa.
Anche l’avvocato della famiglia Caruana Galizia, Jason Azzopardi, si è lasciato andare a qualche dichiarazione sulla conclusione del processo, tessendo le lodi del Vice procuratore Philip Galea Farrugia: «Dopo mesi e mesi di lavoro, studio, ricerca, minacce e insulti, oggi abbiamo fatto un grande passo per ottenere giustizia. Siamo davanti a una svolta importante, ma c’è ancora tanto lavoro da fare. Tutto questo non sarebbe stato possibile se non ci fosse stato Galea Farrugia. Il nostro Paese è in debito con lui».
A fare eco alle parole espresse finora, anche quelle del leader del Partito Nazionalista, Bernard Grech: «Gli ultimi sviluppi sul caso Caruana Galizia sono un altro passo avanti verso l’attuazione della giustizia. Dobbiamo continuare a lavorare per far prevalere la verità. Solo in questo modo questa nazione potrà “guarire”».
Il risultato raggiunto ieri in tribunale ha rappresentato certamente un passo importante nella pagina di cronaca nera più buia della storia del Pese, ma non è chiaramente abbastanza. Alla vigilia della morte della giornalista, uccisa da un’autobomba il 16 ottobre del 2017, sono ancora troppe le figure rimaste “nell’ombra”. In alto, ai ricchi che giocano a fare Dio con le vite di chi gli risulta scomodo, la giustizia non ha infatti ancora osato bussare.