Il caso Caruana Galizia continua a rappresentare un precedente più che simbolico per la comunità giornalistica internazionale e una presenza “ingombrante” per il governo maltese.
Le indagini sull’omicidio della giornalista maltese, e la rete di eventi e collegamenti ad esso legati, sono state poste all’interno del rapporto annuale pubblicato dalla piattaforma per la protezione del giornalismo e le sicurezza dei giornalisti del Consiglio d’Europa.
Quello del 2022 è un report dal sapore amaro, che si apre analizzando il rapporto tra la libertà di stampa ed il conflitto in Ucraina. Le informazioni veicolate sul web e sulla carta stampata, la libertà di manifestare il proprio pensiero ed il lavoro dei media hanno assunto una posizione totalmente differente negli ultimi mesi, toccando l’opinione pubblica in un modo diverso rispetto al passato.
Quello dei giornalisti, però, è un ruolo esposto a una serie di difficoltà, anche quando quest’ultimo è lontano dalla luce dei riflettori. Basti pensare, come si apprende dal rapporto della piattaforma europea, che i casi di attacchi, intimidazioni o azioni legali nei confronti dei giornalisti si sono triplicati, se paragonati ai dati del 2015.
Un altro aspetto su cui le organizzazioni internazionali per la libertà di stampa hanno voluto soffermarsi è il pericoloso clima di impunità che aleggia intorno ai casi in cui le vittime sono rappresentate dai giornalisti d’inchiesta. In un questo ambito il nome di Daphne Caruana Galizia risulta emblematico, diventando uno degli esempi cardine presentati dalla piattaforma per la sicurezza dei giornalisti del Consiglio d’Europa.
Un rapporto del tribunale d’inchiesta composto da 438 pagine, risalente al luglio del 2021, evidenziava come lo Stato maltese dovesse farsi carico dell’atmosfera di impunità creata intorno al caso, affermando che: «il Paese deve assumersi la responsabilità dell’assassinio della giornalista perché ha creato un’atmosfera di impunità, generata dai più alti livelli nel cuore dell’amministrazione dell’Ufficio del Presidente del Consiglio e diffusa come una piovra ad altri enti».
Gli sviluppi processuali, che hanno coinvolto i potenziali responsabili dell’assassinio, sono stati accolti con gioia dalla coalizione di quindici Ong partner della piattaforma, che ritengono tali sviluppi una “pietra miliare”, ma non ancora sufficienti al raggiungimento della giustizia.
Proprio riguardo questo ultimo aspetto il report ha voluto sottolineare come ritardi e ostacoli amministrativi, a distanza di quasi cinque anni dall’omicidio della giornalista, rappresentino debolezze nell’impegno di Malta nella ricerca della giustizia.
Nell’ottobre del 2021 una delegazione per la tutela della libertà di stampa incontrò il primo ministro Abela, chiedendo un accesso alle informazioni più trasparente ed una maggiore tutela nei confronti dei giornalisti a Malta, per poter permettere loro di svolgere il proprio lavoro in sicurezza. Parte dello stesso incontro fu incentrata anche sulla ricerca di una legislazione efficace nei confronti delle SLAPP, le cause legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica.
Proprio sulle SLAPP il nome di Daphne Caruana Galizia torna ancora una volta al centro del discorso: la giornalista maltese, prima del suo omicidio, ne stava affrontando 47, cause che sono poi state poi “ereditate” dalla sua famiglia.
È opinione della piattaforma del Consiglio d’Europa che l’approccio del governo maltese nei confronti delle SLAPP non coincida completamente con gli standard internazionali, lasciando che queste azioni legali vengano ancora usate ai danni delle attività giornalistiche.
La Commissione Europea sta cercando i giusti meccanismi per arginare le SLAPP, e la bozza della direttiva elaborata che mira a tutelare l’informazione libera e i professionisti del settore, sottoposti talvolta a vessazioni legali che vanno necessariamente combattute, è stata soprannominata “legge Daphne”, proprio in onore di Caruana Galizia.
La giornalista maltese e la sua storia hanno lasciato un segno profondo sulla comunità internazionale, diventando il simbolo del prezioso valore della libertà d’espressione.