Alla fine di una settimana che ha sconvolto Malta per l’autobomba in cui è rimasta uccisa la giornalista Daphne Caruana Galizia, 53 anni, ecco un riepilogo di quello che si conosce fino ad oggi su questo brutale attentato.
L’accaduto
La Caruana Galizia stava guidando lungo una strada di Bidnija, vicino a casa sua, intorno alle 15 di lunedì 16 ottobre. La sua vettura, una Peugeot 108 bianca presa a noleggio, è saltata in aria ed è sbalzata in un terreno agricolo adiacente.
Testimone chiave dell’accaduto è un vicino di casa, Frans Sant, che in quel momento stava guidando in direzione opposta.
L’uomo ha sentito prima un piccolo botto, e dopo aver frenato, ha assistito a un’esplosione tremenda, vedendo l’auto di Daphne trasformarsi in una palla di fuoco e volare a diverse decine di metri di distanza dalla strada.
L’esplosivo
I rapporti indicano che è stato utilizzato un esplosivo plastico, molto più potente di qualsiasi altro materiale utilizzato in altri attentati verificatesi negli ultimi anni a Malta.
Fonti vicine agli investigatori hanno riferito che potrebbe essere stato utilizzato un materiale chiamato Semtex, un esplosivo militare che non viene fabbricato a Malta e presumibilmente sarebbe stato importato da fuori Paese: questo dimostrerebbe che l’attentato si è consumato al termine di una pianificazione dettagliata.
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Anche la testimonianza di Frans Sant, che ha parlato di una piccola esplosione (il detonatore) seguita da una più potente (la carica principale), risulta in linea con l’utilizzo del materiale Semtex.
La bomba sarebbe stata probabilmente collegata al fondo dell’auto, sotto la postazione passeggero anteriore, ma questo non è ancora stato confermato.
È anche probabile che la bomba sia stata attivata da remoto: se così fosse, significherebbe che l’assassino era vicino al luogo dell’esplosione.
I familiari
Matthew Caruana Galizia, il figlio maggiore, ha sentito l’esplosione da casa, ed è stato il primo a raggiungere il luogo del delitto insieme ad alcuni agenti di polizia per tentare di salvare la vita della giornalista, ma non hanno potuto fare altro che constatare il decesso.
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Di lì a poco sono arrivati anche il marito e gli altri due figli di Daphne.
Le ricompense
Il primo ministro Joseph Muscat ha dichiarato che il Governo sta esaminando i presupposti legali per dare una ricompensa in denaro a chiunque abbia informazioni che portino alla cattura degli assassini di Caruana Galizia. Potrebbe essere offerta una ricompensa da 1.000.000 di euro. Tuttavia, la famiglia Caruana Galizia ha rifiutato di sostenere questa ricompensa, salvo eventuali dimissioni di Muscat.
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David Thake, amico di Caruana Galizia, ha anche lanciato una raccolta per costituire un fondo di ricompensa, raccogliendo 10.000 euro. Il fondatore di Wikileaks Julian Assange ha invece offerto un premio di 20.000 euro a chiunque presenti informazioni rilevanti per l’inchiesta.
La scorta
Molti si sono chiesti perché non ci fosse alcun controllo di protezione intorno ai movimenti della giornalista.
Daphne è stata protetta in alcune occasioni dalla polizia nel 2010, ma in seguito ha sempre rifiutato sia la scorta che sistemi di video sorveglianza, specialmente vicino alla sua residenza, affermando di non voler vivere come una prigioniera in casa sua.
Mentre la polizia non ha rilasciato commenti o dichiarazioni sulla mancanza di protezione, il primo ministro Joseph Muscat ha affermato che predisponendo controlli senza il consenso dell’interessata sarebbe stato accusato di spionaggio.
Tuttavia, il parlamentare nazionalista Jason Azzopardi ha sostenuto che la vittima fosse chiaramente vulnerabile, e che una custodia avrebbe dovuto esserci indipendentemente dalla volontà della giornalista, come avviene in tutto il mondo quando persone a rischio rifiutano la protezione.
Le minacce
Due settimane prima dell’attentato Caruana Galizia aveva dichiarato di essere stata minacciata, e di averlo comunicato alla Polizia. Secondo voci di corridoio, le minacce sarebbero arrivate da persone legate al leader dell’opposizione Adrian Delia.
Tuttavia, gli agenti hanno affermato che nelle due settimane non sono sarebbero state presentate segnalazioni di minacce contro la signora Caruana Galizia presso la stazione di polizia di Mosta, che ha nelle sue competenze anche il distretto di Bidnija. C’è la possibilità che la blogger abbia presentato una relazione in una stazione di polizia diversa.
Le storie
Risulta difficile trovare indizi dalle vicende di cui la giornalista si stava occupando. Era infatti impegnata su molteplici fronti, e aveva diversi “nemici” con i quali erano in corso dei contenziosi giudiziari.
C’è la possibilità che stesse lavorando anche su una storia non ancora rivelata, vista la sua tendenza a sorprendere tutti con “fulmini a ciel sereno”.
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Le storie ancora sconosciute potrebbero essere recuperate dal suo computer portatile, che è stato trovato tra i resti della vettura esplosa: forse proprio da qui, un giorno, potrebbe essere fatta luce su una vicenda dolorosa ancora avvolta nel mistero.