Niente da fare per Alfred e George Degiorgio, i due presunti sicari dell’omicidio dell’indimenticata Daphne Caruana Galizia, con la Corte d’Appello che ha respinto la loro richiesta per ottenere un nuovo processo dopo quello che il 14 ottobre 2022, a seguito della loro ammissione di colpevolezza, li condannò a 40 anni di carcere.
La dichiarazione arrivò inaspettatamente a ridosso del processo, spiegata qualche mese più tardi proprio dallo stesso George, il quale raccontò come lui ed il fratello avessero scelto questa strategia legale per evitare la spada di Damocle dell’ergastolo e non dover sopportare quella che definirono una «ingiusta prospettiva di una morte prolungata».
Quella che poteva sembrare un’altra svolta inaspettata nonché un barlume di chiarezza nel caso legato alla tragica scomparsa della giornalista maltese, risultò invece un’occasione per i due imputati di mettere in atto l’ennesimo dietrofront sulla vicenda, arrivato solamente due settimane dopo la condanna, con la presentazione del ricorso alla Corte d’Appello.
La scelta di impugnare la sentenza dei tribunali fu presa dopo il ripensamento dei due fratelli che sostennero come l’ammissione-lampo arrivata negli ultimi minuti fosse frutto della repentina rinuncia del mandato del legale che li ha difesi durante la vicenda, William Cuschieri, e dall’impossibilità dei due avvocati d’ufficio nominati direttamente dal tribunale di esaminare le prove in tempo per il processo.
Inoltre, sempre secondo i due imputati, la strategia sarebbe stata inoltre dettata dalle situazioni psicologiche avverse di Alfred che, proprio in quei giorni, stava conducendo uno sciopero della fame che addirittura lo aveva costretto a presentarsi in tribunale “adagiato” su una sedia a rotelle.
Nonostante ciò, stamane la corte ha respinto la richiesta di George ed Alfred Degiorgio confermando la condanna a 40 anni di reclusione e rigettando, inoltre, le argomentazioni dei due fratelli spiegando come, nonostante le loro dichiarazioni, gli avvocati che hanno rilevato il caso dall’uscente Cuschieri disponessero di 40 giorni di tempo per preparare la causa, addirittura più del doppio rispetto al periodo minimo previsto dalla legge.
Inoltre, la Corte d’Appello ha fatto sapere come a seguito dell’ammissione di colpevolezza i due imputati siano stati valutati capaci di intendere e di volere da psicologi e specialisti, come confermato inoltre dalla mancata opposizione da parte dei legali all’emissione della condanna.