Che la colata di cemento che si sta abbattendo su Malta e Gozo sia eccessiva, lo confermano non solo le numerose gru che si vedono svettare qua e là, ma pure uno studio realizzato attraverso l’utilizzo delle immagini satellitari.
L’indagine ha consentito di dare una dimensione precisa agli effetti del boom incontrollato dell’edilizia: tra il 2017 e il 2020 Malta ha perso suolo e terreni agricoli pari a oltre 250 campi da calcio.
Dallo studio è emerso che sono stati coperti da cemento e asfalto circa 1,83 chilometri quadrati di terreno (suolo, gariga, arbusti, piante selvatiche e alberi).
Condotto da Steve Zerafa, docente senior e ricercatore presso il Malta College of Arts, Science and Technology, l’indagine ha analizzato i dati delle immagini dal satellite Sentinel 2, che è dotato di uno strumento multispettrale che mappa i cambiamenti nella copertura del suolo ed è utilizzato per fornire informazioni relative all’agricoltura, alla silvicoltura, alle acque interne e costiere.
Asfalto e cemento hanno provocato i maggiori cambiamenti nella regione sud-orientale, in particolare nella zona di Ħal Far, mentre le aree più colpite di Gozo sono state quelle della zona nord-occidentale e di San Lawrenz.
Gli esperti evidenziano come le ricadute di una cementificazione selvaggia siano diverse.
La frenetica attività di costruzione di decine di palazzi oltre a far sparire terreni agricoli, alberi e suoli, spesso provoca una serie di problemi ambientali urbani come la diminuzione della qualità dell’aria, l’aumento del deflusso e conseguente inondazione dell’acqua, l’aumento della temperatura e il deterioramento delle falde acquifere.