Sono scesi in piazza, sabato mattina a Floriana, attivisti e parenti delle vittime dei “cantieri della morte”, riuniti proprio di fronte al Ministero della Pianificazione per chiedere che sia fatta una volta per tutte giustizia a nome di chi non c’è più.
Non una data a caso, bensì a due mesi esatti di distanza da quando è stato recuperato il corpo del povero JeanPaul Sofia, il ventenne che ha perso la vita lo scorso dicembre nel crollo del cantiere di Kordin durante il quale altri cinque lavoratori rimasero gravemente feriti, tre dei quali in modo grave. Tre anni fa, invece, toccò a Miriam Pace, uccisa nel crollo della sua abitazione a causa dei lavori di costruzione in corso presso un enorme scavo adiacente. Senza dimenticare anche i fin troppo numerosi operai edili che ogni anno rimangono feriti o addirittura perdono la vita in quei cantieri.
«Non si tratta di tragici incidenti ma dell’inevitabile conseguenza di un sistema marcio concepito per soddisfare l’insaziabile fame di profitto dei “developers” e delle altre imprese del settore edile» ha affermato Moviment Graffitti, Ong che ha organizzato la protesta, sottolineando che le morti di JeanPaul Sofia, Miriam Pace e di tutti gli operai edili morti sul posto di lavoro erano prevenibili: «Le loro vite sono state sacrificate sull’altare dell’avidità».
La manifestazione arriva a pochi giorni di distanza dalle dichiarazioni rilasciate dal Primo Ministro Rober Abela, che lo scorso giovedì, in risposta ad un’interrogazione parlamentare di un deputato nazionalista, ha affermato che il caso è già oggetto di indagine da parte della magistratura e che non ci sarà nessuna inchiesta pubblica sulla morte del giovane Sofia.
«La vera giustizia per tutte le vittime del settore delle costruzioni sarà servita solo quando verranno affrontati i fattori sistemici che hanno permesso a questo settore di marcire» hanno affermato i manifestanti, sottolineando che un’inchiesta pubblica sulla morte di Jean Paul Sofia sarà in grado di “andare oltre” l’identificazione dei singoli responsabili, rivelando le reali “falle nel sistema”.
Gli attivisti hanno poi continuato sostenendo che, nell’ultimo decennio, le autorità hanno «dato il via libera a una “baldoria edilizia” in un contesto privo del quadro normativo e applicativo di base a tutela dei lavoratori e dei residenti» tanto che, dopo una serie di crolli avvenuti nel 2019 e la morte di Miriam Pace nel 2020, «il governo aveva promesso una serie di riforme nel settore, anche per quanto riguarda l’estetica delle costruzioni che, però, di fatto, non si sono mai concretizzate».
A riprova di quanto sostenuto, Moviment Graffitti ha identificato e argomentato quattro punti che ha definito come “esempi lampanti” del fallimento delle promesse del governo, ovvero:
La licenza degli appaltatori mai entrata in vigore
«Un sistema di licenze efficace garantirebbe che gli operatori coinvolti nel settore delle costruzioni siano affidabili e adeguatamente formati e, cosa più importante, istituirebbe un meccanismo attraverso il quale le licenze possono essere revocate quando gli operatori commettono pratiche illecite. Questo quadro giuridico e questo meccanismo non si vedono ancora da nessuna parte. I costruttori hanno finora posto il veto alla sua introduzione e implementazione, osteggiandola dietro le quinte».
Nessun codice edilizio e di costruzione
«Incredibile ma vero: attualmente non ci sono leggi che regolano aspetti fondamentali del processo di costruzione come quali dei macchinari e dei materiali da costruzione utilizzati nei cantieri, né si sa come né dove vengano impiegati».
Building and Construction Authority (BCA): disfunzionale, in mano agli interessi dei costruttori
«Istituita due anni fa, è il tipo di autorità che opera come quelle a cui già siamo abituati nel settore ambientale e della pianificazione. Il presidente del consiglio di amministrazione di BCA, Maria Schembri Grima, è uno dei principali artefici di alcuni degli costruttori più spietati di Malta, come Joseph Portelli e Michael Stivala, e il resto del consiglio è composto da incaricati politici. La BCA ha ben poco da dimostrare per il suo lavoro. Le riforme che avrebbe dovuto guidare sono in fase di stallo e l’applicazione nel settore delle costruzioni rimane tutt’altro che sufficiente».
Nessuna riforma nel regime di pianificazione e costruzione
«Basti pensare all’edificio di quattro piani crollato a Kordin: aveva ricevuto il via libera dalle autorità con due Ordinanze di Notifica Edilizia (DNO). I DNO consentono ai richiedenti di aggirare il sistema di pianificazione e costruire intere strutture sulla base di una mera notifica, senza alcuna seria valutazione del progetto edilizio».
Gli attivisti hanno poi concluso sottolineando che «Il fallimento nel riformare il micidiale settore delle costruzioni risiede nel potere degli sviluppatori di porre il veto a qualsiasi misura seria che possa salvaguardare la sicurezza e la qualità della vita delle persone», aggiungendo che «È davvero vergognoso e preoccupante che il governo sia disposto ad aderire alle richieste di questa lobby invece di proteggere i lavoratori ei residenti a Malta e Gozo».
In conclusione, è chiaro non solo ai manifestanti, ma ai cittadini tutti che la situazione non è più sostenibile ed ha bisogno di un immediato cambiamento per evitare di continuare ad assistere inermi a tragedie come quella di JeanPaul e Miriam che, finora, oltre ad indignare una nazione intera, non sono ancora state in grado di ottenere giustizia, l’unica consolazione che ormai resta alle famiglie distrutte dal dolore che non potranno mai più riabbracciare i loro cari.