Malta non incassa il sostegno dei dipendenti dell’EMA, l’Agenzia Europea del Farmaco. Da un sondaggio condotto tra i membri dello staff emerge l’indisponibilità del 90% del personale a traslocare nell’isola in caso di trasferimento, insieme al timore di una conseguente crisi della sanità pubblica europea.
Malta è uno dei diciannove Stati membri dell’Unione Europea candidati a ospitare la prestigiosa agenzia, che sta per lasciare Londra dopo la Brexit. La decisione finale sulla destinazione sarà presa dai leader dell’UE nel mese di novembre.
Intanto però un giudizio poco lusinghiero è arrivato dai novecento membri del personale dell’European Medicines Agency: meno della metà di questi sarebbero disposti a traslocare in nove dei paesi candidati. Una versione dettagliata dell’indagine pubblicata dalla rivista americana Politico mostra che anche Malta è inserita in questa categoria di paesi «poco graditi».
L’isola è stata classificata al 16mo posto dal personale di EMA – davanti soltanto a Sofia, Varsavia e Zagabria – con un indice di conoscenza di soli 14 punti percentuali.
Nel caso in cui uno dei paesi di questa categoria fosse scelto come destinazione del trasferimento, l’EMA ha dichiarato che l’agenzia sarebbe «incapace di operare», e che a questo farebbe seguito una «crisi della sanità pubblica» e una «disfatta del mercato unico europeo dei medicinali».
L’agenzia ha inoltre affermato che questo risultato renderebbe necessario all’UE affidarsi a paesi terzi come gli Stati Uniti e il Giappone per l’approvazione e l’importazione di medicinali, ed esporre i pazienti a conseguenze disastrose per la disponibilità dei farmaci necessari alle cure.
Le città più popolari tra il personale sono invece Amsterdam, Barcellona, Copenaghen, Milano e Vienna. Sarebbero queste destinazioni a garantire il mantenimento di oltre il 65% dei dipendenti: condizione necessaria, secondo l’indagine, per consentire all’EMA di continuare a funzionare regolarmente.