Nel nostro riepilogo settimanale sui rapporti tra Unione Europea e Malta mettiamo al centro il voto che, lo scorso 13 dicembre, ha sancito una sostanziale parità tra gli europarlamentari sull’inserimento di Malta (con Lussemburgo e Irlanda) nella blacklist dei paradisi fiscali
Evitata per un soffio l’inclusione nella black list
Lo scorso 13 dicembre Malta ha evitato di essere considerata come un paradiso fiscale dopo un voto del Parlamento Europeo su un emendamento proposto dal gruppo socialista S&D, che chiedeva alla Commissione europea di inserire l’arcipelago del Mediterraneo, insieme a Lussemburgo, Irlanda e Paesi Bassi, nella lista nera dei paesi a fiscalità agevolata.
Il risultato è stato di perfetta parità: 327 eurodeputati hanno votato a favore e altri 327 contro. Tutti i deputati maltesi hanno espresso voto contrario, compresi i laburisti che si sono dissociati dall’area politica di riferimento in Europa.
L’eurodeputato socialista Jeppe Kofod, un co-relatore del rapporto Panama Papers, ha ammesso che l’emendamento proposto ha causato una “spaccatura” all’interno di diversi gruppi politici, anche in base allo Stato di appartenenza.
Malta si è salvata così da un grande pericolo, dopo essere stata sottoposta a crescenti pressioni negli ultimi anni per riformare il suo regime fiscale.
Il Paese ha un’aliquota fissa del 35% per le società di proprietà straniera, ma arriva ad un tasso effettivo del 5% una volta che le imprese chiedono un rimborso dell’imposta dei sei settimi al Governo, come disposto dalle normative attuali in materia fiscale.
I maggiori critici hanno contestato a Malta di sottrarre risorse agli altri paesi e attrarre flussi di denaro sporco, ma il Primo Ministro, Joseph Muscat, ha sempre insistito sul fatto che il sistema di tassazione risulta pienamente conforme alle regole dell’UE.
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Nuove stoccate da Bruxelles: Malta «non collaborativa»
Malta non è un paradiso fiscale, eppure non è cooperativa nella lotta all’evasione e all’elusione fiscale, ha affermato martedì uno dei commissari della Commissione PANA, Petr Jezek.
Intervenendo durante un dibattito sull’inchiesta internazionale dei Panama Papers, Jezek, un eurodeputato liberale, ha espresso preoccupazione per il fatto che l’elenco dei paradisi fiscali non è stato esteso ad alcuni paesi dell’UE.
Il commissario europeo Pierre Moscovici, dal canto suo, ha promesso il pieno sostegno della Commissione nella lotta contro l’evasione e il riciclaggio di denaro, insistendo sulla necessità di una maggiore condivisione automatica delle informazioni, nonché sul rafforzamento delle agenzie anti-riciclaggio.
Ha inoltre affermato che sebbene nessuno Stato membro dell’UE si trova incluso nella lista nera dei paradisi fiscali dell’UE, la Commissione ha espresso serie preoccupazioni per alcuni stati membri: ovviamente Malta compresa.
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Alfred Sant: ok a cooperazione anti-frodi, ma rispetto per la sovranità degli Stati
La Commissione europea dovrebbe stare attenta a non avere una disporre di una legislazione sproporzionata che rischia di danneggiare la sovranità degli Stati in materia di tassazione, ha affermato l’ex Primo Ministro maltese Alfred Sant.
Sant, oggi eurodeputato, spiegando in aula il suo voto a favore di una mozione sulle nuove proposte della Commissione per combattere le frodi, ha affermato che occorre prestare particolare attenzione a eventuali complicazioni legislative che potrebbero gravare sulle piccole e medie imprese, in particolare le microimprese, nonché alle implicazioni per il commercio nel mercato digitale.
Ogni anno, gli Stati membri dell’UE hanno perso oltre 151 miliardi di euro di entrate fiscali a causa di frodi IVA, tra cui 50 miliardi di euro attraverso la cosiddetta “frode carosello” sulle operazioni transfrontaliere.
Ho votato a favore di questa proposta perché cerca di proteggere le entrate fiscali nazionali. In un certo senso, lo fa perché ritiene che i funzionari delle imposte nazionali dovrebbero proteggere le entrate fiscali di altri Stati come se fossero dovute al proprio Stato.
Le misure dell’UE in materia di cooperazione amministrativa tra gli Stati membri nel settore dell’IVA sono in vigore da oltre un decennio. La Commissione sta attualmente cercando di coinvolgere gli Stati membri in un’impresa comune di protezione delle entrate fiscali in tutta l’UE.
«Tale proposta è benvenuta in un contesto in cui il divario dell’IVA sta raggiungendo livelli sbalorditivi. L’apertura di banche dati nazionali e la trasparenza delle informazioni contribuiranno sicuramente a contrastare gli schemi di frode transfrontaliera», ha affermato Sant. La mozione è stata approvata con 576 voti favorevoli, 30 contrari e 32 astensioni.