Malta è il Paese europeo con più cittadini colpiti dall’inquinamento acustico.
A rivelarlo è l’ultimo studio sullo sviluppo sostenibile pubblicato da Eurostat e coordinato dalla Commissione Europea, che mostra come circa il 30% dei cittadini che vivono sull’arcipelago maltese abbiano manifestato “sofferenza” a causa dell’eccessivo rumore proveniente dalle strade o dai vicini.
La valutazione tiene conto sia dei livelli di inquinamento acustico effettivi, sia quelli indicati dalle persone come standard “accettabili”. Pertanto, il dato fornito potrebbe non indicare necessariamente un analogo aumento dei livelli di inquinamento acustico nel Paese, ma anche una diminuzione della soglia che i cittadini europei sono disposti a tollerare.
L’incremento della percentuale sull’inquinamento acustico rilevata nel 2020, di gran lunga superiore rispetto a quella registrata ne 2015, oltre a denotare una certa controtendenza rispetto ai dati registrati nel resto d’Europa, sembra evidenziare anche il fatto che l’arcipelago maltese non abbia ancora trovato delle contromisure utili al contrasto del fenomeno che non è di certo da sottovalutare.
Nonostante possa sembrare un problema di lieve entità, l’emissione di rumori eccessivi rappresenta oggi la seconda causa ambientale di cattiva salute nell’Europa occidentale, seconda solo all’inquinamento atmosferico.
Un’esposizione costante a forti rumori è in grado di impattare negativamente sulla qualità della vita, causando stress prolungato e difficoltà a prendere sonno, problemi di salute mentale nonché danni al sistema cardiovascolare e metabolico.
In linea generale, i dati divulgati da Eurostat mostrano come il tema dell’inquinamento acustico abbia in realtà fornito buoni risultati nell’area europea. Dal 2010 al 2020, infatti, la percentuale media UE di cittadini esposti a rumori eccessivi è passata dal 20,6% al 17,2%.
Questa tendenza positiva non ha però trovato riscontro a Malta che, invece, ha reso ancora più teso il suo rapporto con i rumori “molesti”.