Pioggia di polemiche da tutti i fronti, politici e non, sul decalogo linguistico dal titolo “Union of Equality” diffuso ad uso interno dalla Commissione Europea, redatto con lo scopo di incentivare l’utilizzo di un linguaggio più inclusivo, sulla base del principio secondo cui «ogni persona in Unione Europea ha il diritto di essere trattata in maniera eguale”, senza riferimenti a “genere, etnia, razza, religione, disabilità e orientamento sessuale».
Le nuove linee guida sono state ritirate martedì dall’UE, costretta a difendersi dalle aspre critiche che etichettano come “inappropriate” alcune delle espressioni utilizzate al suo interno, accusate di minare i principi su cui si fonda l’Europa.
«La mia iniziativa di elaborare linee guida come documento interno per la comunicazione da parte del personale della Commissione nelle sue funzioni, aveva lo scopo di raggiungere un obiettivo importante: illustrare la diversità della cultura europea e mostrare la natura inclusiva della Commissione europea verso tutti i ceti sociali e le credenze dei cittadini europei» spiega il Commissario Europeo all’Uguaglianza Helena Dalli.
«Tuttavia, la versione delle linee guida pubblicata non serve adeguatamente questo scopo. Non è un documento maturo e non soddisfa tutti gli standard di qualità della Commissione. Le linee guida richiedono chiaramente più lavoro. Ritiro quindi le linee guida e lavorerò ulteriormente su questo documento» ha concluso Dalli.
A destare maggiormente scalpore sembra essere stata l’indicazione sugli auguri di Natale; a questo proposito il documento suggeriva di preferire, nello scambio di comunicazioni, l’utilizzo dell’espressione “buone feste” al tradizionale “Buon Natale”, al fine di evitare di urtare la sensibilità di coloro che professano religioni diverse da quella cristiana.
«Occorre evitare di dare per scontato che tutti siano cristiani» recita il documento.
La neutralità, infatti, non riguarda solo il genere, bensì anche la religione. Per questo, tra gli esempi riportati nella lista, veniva raccomandato di utilizzare nomi generici invece di “nomi cristiani”, quindi, ad esempio, la frase «Maria e Giovanni sono una coppia internazionale» sarebbe potuta essere sostituita con «Malika e Giulio sono una coppia internazionale».
Il tutto nel nome del “politicamente corretto”.
È da riconoscere che gli esempi abbiano urtato la sensibilità anche dell’opinione pubblica che si sente sempre più privata delle proprie origini europee e religiose radicate nella cultura del Continente.
Nel documento, oltre alla celebrazione delle festività anche il tema dell’orientamento sessuale è centrale. È importante, si legge, utilizzare connotazioni generiche anche quando si parla di famiglia, dove i vocaboli come “marito”, “moglie”, “padre” o “madre” non rispecchiano il linguaggio inclusivo voluto dall’UE, e per questo sarebbero stati sostituiti da parole generiche come “genitori”.
Per sedare tutte le implicazioni sorte dal dettare un nuovo modello inclusivo di comunicazione, anche se interno, e volto al buon senso, la Commissione Europea ha ammesso «che, forse, gli esempi fatti nel documento potevano essere migliori».
Autolesionismo ignorante per chi non è mai stato in paesi come la Tunisia dove nel periodo natalizio ho visto tanti negozi addobbati come da noi e dove ho sempre ricevuto Auguri di buon natale dai musulmani anche su Facebook e anche con telefonate, come altrettanto io a fatto loro gli auguri nelle loro feste di religioni, ricordo per chi non lo sapesse che il 15 Agosto di ogni anno alla Goulette città vicino il Kram e Carthagine si festeggia la madonna fuori per le strade con il prete e la santa nella vara seguita dalla processione di musulmani cristiani, ebrei, informatevi rispettate gli altri ma rispettiamo sopratutto la nostra storia la nostra natura e il nostro credo.