L’ira di Dio (quella contro i peccati) è potentissima, ma anche l’ira degli arcivescovi non scherza.
Oltre ai problemi e alle tragedie che ha provocato finora, il COVID-19 ha infatti prodotto anche degli imprevedibili effetti collaterali: come, ad esempio, far perdere la pazienza all’arcivescovo Charles Scicluna. L’alto prelato ha accantonato la diplomazia che gli impone il ruolo e l’abito che indossa, per lanciarsi contro le restrizioni imposte dalla pandemia.
Scicluna s’è arrabbiato con la politica e le autorità sanitarie che non sono state sempre efficienti sul fronte della lotta al virus. Col risultato che, da tempo, non è più possibile celebrare messa, neppure adesso che la Pasqua è dietro l’angolo.
Nell’omelia del Giovedì Santo l’arcivescovo ha affermato che non può accettare che ai fedeli venga impedito di incontrarsi – per celebrare la morte e la resurrezione di Cristo – a causa della negligenza e della mancanza di prudenza di pochi.
Scicluna però non si è perso d’animo e ha invitato i praticanti ad andare in chiesa, sempre nel pieno e rigoroso rispetto delle norme anti COVID-19.
«Le nostre chiese saranno aperte – ha dichiarato Scicluna – . Sto avvertendo i responsabili di questo Paese che non vivremo un’altra Pasqua come questa. La nostra pazienza ha i suoi limiti. Collaboreremo quanto è necessario, ma non possiamo continuare a pagare un prezzo così alto a causa della negligenza di pochi. Collaboriamo perché siamo responsabili, ma questo non è uno spettacolo televisivo . Ci viene negata la celebrazione della Pasqua».
Il prelato ha poi aggiunto che pur essendo evidente che la salute sia importante ed essenziale, il diritto di adorare Dio è «essenziale quanto la vita» e che la fede non può essere considerata sullo stesso livello delle bancarelle del lotto o dei supermercati.
Monsignor Scicluna ha infine invitato i maltesi a farsi vaccinare, definendolo «un dovere morale», perché chi lo rifiuta mettendo a rischio se stesso e gli altri.