Di nuovo guai per la Broadcasting Authority (BA) rea di non aver fornito un “rimedio efficace” al comportamento messo in atto dall’emittente pubblica (PBS) che la scorsa estate decise di censurare le scene concitate, dentro e fuori il Parlamento, in occasione della mozione presentata dal Partito Nazionalista per chiedere l’avvio di un’inchiesta pubblica sulla morte di Jean-Paul Sofia, fortemente respinta dal governo.
La corte, infatti, ha confermato la violazione dei diritti fondamentali dell’opposizione che, attraverso un reclamo formale, aveva lamentato uno squilibrio informativo e una mancanza di imparzialità nel servizio somministrato ai telespettatori dalla Tv pubblica, su una vicenda di grande rilevanza nazionale.
Un metodo aggravato dal fatto che, nonostante l’istanza d’urgenza presentata dal PN alla BA, non aveva trovato alcun rimedio effettivo; seppur riconoscendo che la PBS avrebbe dovuto effettivamente riportare l’accaduto del 12 luglio 2023, infatti, l’Autorità di radiodiffusione non aveva provveduto a far sì che ciò si concretizzasse, venendo meno al suo dovere costituzionale di garantire l’imparzialità, senza fornire spiegazioni a riguardo e ledendo la libertà di espressione del Partito all’opposizione.
Per questa ragione, sebbene il PN non abbia subito danni pecuniari, il tribunale ha condannato BA e PBS al pagamento di 2.000 euro ciascuno, con l’obbligo per la Tv di Stato di riportare un riassunto ben spiegato e fedele della sentenza durante il telegiornale di TVM delle ore 20:00, entro e non oltre una settimana dalla sentenza definitiva.
«Questa è un’ulteriore conferma che PBS è la macchina di propaganda di Robert Abela», la chiosa del leader dell’opposizione Bernard Grech a commento della sentenza, «Robert Abela ha paura della verità».