Nella notte l’ennesima tragedia in mare si è consumata a largo delle acque territoriali maltesi dove il naufragio di un barcone carico di migranti è costato la vita a nove persone, inclusa quella di una bambina deceduta per ipotermia.
Mentre la corsa contro il tempo della Guardia Costiera italiana ha permesso di portare in salvo 22 sopravvissuti trasportati prontamente a Lampedusa per ricevere cura e assistenza, rimangono ancora alti i dispersi a causa delle condizioni avverse dettate dal buio e dalla marea.
Secondo i racconti dei sopravvissuti, il barcone con a bordo 43 migranti provenienti da varie nazioni africane, tra cui Burkina Faso, Guinea, Mali e Costa d’Avorio, era partito da Sfax in Tunisia domenica scorsa.
All’appello mancherebbero ancora tra i 13 e i 15 naufraghi dispersi, tra cui tre minorenni, mentre, su richiesta di Valletta, in queste ore un aereo della Guardia Costiera sta sorvolando l’area dell’incidente per cercare di trovare gli ultimi membri dell’imbarcazione.
Dopo la raccolta della prime informazioni da parte delle autorità, la palla passa in mano alla procura di Agrigento per raccogliere le ultime testimonianze e fornire le disposizioni per i cadaveri di coloro che hanno perso la vita.
Ennesima strage che sconvolge la comunità di Lampedusa: «è sempre la stessa storia: tanti, anzi tantissimi, pagano per morire in mare», le parole di frustrazione per la continua perdita di vite umane nel Mediterraneo espresse dal sindaco del comune lampedusano Filippo Mannino.
L’ennesima tragedia in mare della giornata di ieri dopo che sulle rocciose scogliere dell’isola di Chios, i vigili del fuoco greci hanno ritrovato i corpi senza vita di tre bambine di soli 5, 7 e 10 anni, vittime del tragico naufragio della loro imbarcazione che ha visto mettersi in salvo solo 19 persone, tra cui otto minori e la madre delle piccole vittime, testimoni muti di una tragedia senza fine.