Scatta nella notte tra sabato 26 e domenica 27 marzo l’ora legale: bisognerà spostare di un’ora in avanti le lancette degli orologi, dalle 2:00 alle 3:00. Dormiremo quindi un’ora in meno ma, in compenso, le giornate si “allungheranno” e ci sarà più luce la sera. L’ora legale durerà fino a domenica 23 ottobre, quando rientrerà nuovamente in vigore quella solare.
Il cambio d’orario è stato stabilito nei Paesi dell’Unione Europea per adattare la giornata lavorativa alle ore di luce naturale e ottenere così un notevole risparmio energetico consumando meno elettricità, ma oggi sempre più esperti rifiutano questa giustificazione, considerando il suo attuale impatto economico irrilevante in un quadro sociale molto diverso dovuto ai progressi tecnologici.
Molti esperti chiedono da tempo la fine di questo calendario di andata e ritorno. Anche i governi di alcuni Paesi europei ne richiedono l’abolizione. Nel 2018 il Parlamento europeo ha approvato con 410 voti a favore, 192 contrari e 51 astenuti la proposta di porre fine all’ora legale lasciando però libera scelta agli Stati membri.
In Italia nel 2019 l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte depositò a Bruxelles un “position paper”, ossia una richiesta formale per mantenere l’ora legale con tanto di documentazione relativa al risparmio economico per il Paese. Non solo l’Italia, ma anche la Spagna si è dichiarata contraria all’abolizione dell’ora legale. Le cose però potrebbero cambiare nel 2022 qualora l’Unione Europea emanasse con una direttiva generale rivolta a tutti gli Stati membri.