Si chiama The Daphne Project il nuovo progetto avviato da un folto gruppo di giornalisti internazionali per mantenere in vita le inchieste di Daphne Caruana Galizia, la giornalista uccisa in un attentato lo scorso ottobre.
Nel tentativo di proseguire lungo la strada della ricerca della verità, 45 giornalisti provenienti da 18 diverse testate internazionali (tra cui «la Repubblica»), hanno ripreso in mano le inchieste della giornalista investigativa e blogger maltese.
Le storie di Daphne Caruana Galizia sono tornate così alla ribalta internazionale in un primo report, realizzato dai cronisti in forma collettiva e ripreso autonomamente dalle rispettive testate. Oltre alle vicende già note all’opinione pubblica maltese, che coinvolgono indistintamente alcuni membri del Governo e dell’opposizione, dagli ultimi resoconti sono emersi anche nuovi dettagli.
Emerge ad esempio l’esistenza del nome “17 Black”, attribuibile alla compagnia con sede a Dubai al centro di un grande progetto di business e cliente di società panamensi riconducibili ai ministri Konrad Mizzi e Keith Schembri.
17 Black che, secondo estratti trapelati da un rapporto Fiau (Financial Intelligence Analysis Unit), sarebbe stata destinataria di un trasferimento di denaro da parte della società Armada Floating Gas Services Malta, proprietaria di una nave cisterna di GNL, ovvero gas naturale liquefatto.
Ulteriori rivelazioni chiamano in causa presunti legami tra interessi privati e decisioni di interesse pubblico nell’ambito della rifornitura di energia elettrica, i conti di Pilatus Bank e gli intrecci di interessi tra Malta e l’Azerbaijan, e un incontro che, secondo quanto riferito da testimoni, sarebbe avvenuto lo scorso novembre, all’indomani dell’omicidio di Caruana Galizia, tra il ministro Chris Cardona (che ha seccamente smentito) e Alfred Degiorgio, uno degli uomini sospettati per l’esecuzione materiale dell’attentato.