Pensava di trascorrere dei giorni all’insegna del relax e divertimento prima del lieto evento, ma la vacanza si è trasformata in un incubo ad occhi aperti. È la storia di una turista americana, Andrea Prudente, 38 anni, che pochi giorni dopo essere arrivata a Malta, ha sofferto un aborto spontaneo, vedendosi negare dai medici locali la possibilità di interrompere volontariamente la gravidanza.
Il rischio sanitario, in caso in cui non venga effettuato alcun intervento, include la possibilità che la donna vada incontro ad un’infezione, con esiti che possono rivelarsi fatali.
Il dramma della donna, in viaggio a Malta in compagnia del proprio compagno, il 45enne Jay Weeldreyer, si è sviluppato all’improvviso: a seguito di una forte emorragia la turista si è recata al pronto soccorso di Gozo, per poi essere trasferita, e ricoverata, all’ospedale Mater Dei.
Gli esami svolti hanno rivelato che il feto in grembo alla donna, alla sedicesima settimana di gravidanza, era andato incontro ad un aborto spontaneo; rottura delle membrane, distacco della placenta e un debole battito cardiaco con nessuna possibilità di sopravvivere per il feto. È stato questo il quadro clinico presentato alla donna dall’equipe sanitaria.
La coppia, dopo la terribile notizia, ha espresso il desiderio di porre fine alla gravidanza, trovando però l’opposizione dei medici.
«Le è stato detto che i medici possono intervenire solo se la sua morte è imminente, non basta nemmeno un’infezione. Non possono nemmeno discutere con lei l’opzione dell’aborto». A commentare così la pericolosa condizione di stallo che la coppia sta affrontando ormai da diversi giorni è stata Doctors For Choice, l’ONG maltese che da tempo si batte per ridiscutere le severe leggi maltesi in tema di aborto.
Facendo riferimento alle linee guida ostetriche internazionali, l’associazione ha poi evidenziato come, in situazioni di questo tipo, in cui il feto non è ancora vitale (prima delle 24 settimane), dovrebbe essere offerta la possibilità di abortire, scongiurando in questo modo la morte materna a causa di infezioni in grado di diffondersi attraverso la rottura delle membrane.
Ed è stato solo con l’aiuto di Doctors For Choice che la coppia di turisti ha trovato il coraggio di rendere pubblico il dramma che sta vivendo, lanciando un appello affinché la loro terribile condizione possa portare ad una soluzione immediata, invece che aspettare inermi la morte del feto – di cui tutti i giorni sono costretti a sentire ancora il flebile battito – e le tragiche conseguenze che potrebbe subire la donna, esposta costantemente a possibili infezioni.
Sconvolta dallo sviluppo della situazione, la famiglia è ora impegnata a verificare la possibilità di un’evacuazione medica nel Regno Unito per poter poter sottoporre Andrea Prudente all’intervento necessario a porre fine alla gravidanza, in quella che inizia a somigliare ad una frenetica corsa contro il tempo.
Non è la prima volta che la rigida regolamentazione di Malta sull’aborto permette lo sviluppo di casi simili. Come ricorda Times of Malta, nel 2014, la canadese/maltese Marion Mifsud Mora, anch’essa in vacanza sull’arcipelago, soffrì una rottura delle acque durante la diciassettesima settimana di gravidanza. La donna, grazie alla sua assicurazione sanitaria, fu trasferita in Francia e finalmente sottoposta all’intervento di interruzione di gravidanza. Ma non tutte, purtroppo, hanno avuto la stessa sorte.
Young Progressive Beings ed altri attivisti pro-choice sono scesi in piazza mercoledì pomeriggio a Valletta, per sottolineare la necessità di un’immediata revisione sulle leggi anti-aborto maltesi, le più severe in Europa. Nel frattempo Doctors for Choice ha ricordato che, ad oggi, i medici che supportano la pratica rischiano fino a quattro anni di carcere e la revoca dell’autorizzazione a praticare la professione. Una situazione che non permette eccezioni, nemmeno come nel caso di Andrea Prudente, che questo bambino lo desiderava, ma che ora si trova a rischiare lei stessa la vita, dopo aver già dovuto accettare che suo figlio non nascerà mai.
Si sta mettendo in moto la macchina propagandista delle note oligarchie occidentali per attaccare l’identità Cristiana Cattolica di Malta che si esprime a difesa del più debole ed a tutela dell’essere umano.
Questi gruppi dominanti, sempre più simili ad una setta pseudo – religiosa, intendono imporre una ideologia che trasformi l’essere umano in un oggetto manipolabile a piacimento.
Le loro aggressioni si manifestano attraverso operazioni di psicologia sociale le cui tattiche sono ormai note. Esse includono la esibizione mediatica di casi stereotipati presentati in modo da esercitare pressione psicologica sull’opinione pubblica. Spesso si rivelano fatti esagerati, distorti se non infondati.
Esprimiamo solidarietà nei confronti degli ottimi medici maltesi e li incoraggiamo a mantenere saldi i loro principi etici a difesa dell’uomo.