Il Ministero della Salute ha diffuso una circolare con le nuove linee guida che obbligano tutte le strutture sanitarie del Paese sotto la sua giurisdizione ad intensificare le procedure di verifica dei pazienti sottoposti a trattamenti sanitari.
Secondo il documento firmato dal segretario permanente del Ministero della Salute, Joseph Chetcuti, questa misura ha come obiettivo quello di garantire l’identificazione accurata dei pazienti al fine di salvaguardare le cartelle sanitarie, somministrare le giuste cure, «riducendo al minimo gli errori» per tutelare i dati degli assistiti e prevenire eventuali abusi legati all’uso improprio dei documenti di identificazione.
Sebbene non siano state palesate le motivazioni alla base di questa nuova direttiva, l’azione si verifica con un eccezionale tempismo, ovvero a poche settimane di distanza dalla segnalazione sul presunto racket che ha investito l’agenzia Identità e che sembra essersi allargato a macchia d’olio.
Dalle carte di identità presumibilmente “vendute” agli extracomunitari si è passati alle segnalazioni di cittadini maltesi che lamentavano il furto dell’indirizzo di casa, fino a quello dei dati personali, carta d’identità compresa, per accedere ai servizi offerti dalla sanità pubblica.
Tra le anomalie emerse, si parla di appuntamenti per visite legate a patologie inesistenti e, in un caso ancora più assurdo, un paziente che si è rivolto all’ospedale per ricevere cure è risultato deceduto lo scorso marzo, secondo la sua cartella clinica.
Nel dettaglio, il documento inviato dal Ministero impone sin da ora al personale sanitario di effettuare controlli approfonditi prima di aggiornare le cartelle cliniche dei pazienti, utilizzando almeno due forme di identificazione che partono dalla verifica delle generalità come nome, cognome, data di nascita, all’indirizzo di casa, recapito telefonico, e-mail, fino al controllo dei documenti come carta d’identità, permesso di soggiorno, passaporto, patente.
A seguire, sempre prima di accedere o apportare delle modifiche alle cartelle cliniche dei pazienti, il personale sanitario deve fare dei controlli incrociati per verificare che i dati presenti nei suddetti documenti combacino con quelli forniti dai pazienti stessi o dai loro rappresentanti legali, soprattutto nei casi che coinvolgono gruppi vulnerabili come bambini, anziani, disabili.
Nella circolare si suggerisce, letteralmente, «Quando si conferma l’identità, coinvolgere il paziente chiedendogli di dichiarare, non solo confermare, le proprie informazioni (esempio: “Può dirmi la sua data di nascita?”, invece di: “La sua data di nascita è [x]?”). Questa pratica riduce il rischio di errori dovuti a comunicazioni errate o supposizioni».
Nel caso in cui vi siano delle discrepanze nelle informazioni fornite rispetto a quelle presenti nei documenti si deve proseguire con ulteriori verifiche e, se non soddisfatte, la situazione va «documentata e segnalata immediatamente al Medical Records Department». Il mancato rispetto di queste linee guida può comportare azioni disciplinari.
Copia della circolare è stata condivisa su Facebook dall’avvocato ed ex parlamentare nazionalista, Jason Azzopardi, il quale ha affermato che questa non è nient’altro che «la prova che qualcuno ci ha rubato l’identità per usufruire del Mater Dei e dei servizi sanitari, visto che ora non basterà più la sola carta di identità per essere curati».
«Questa circolare è stata inviata ore fa dal ministro della Salute perché ha scoperto che l’identità dei maltesi è stata realmente rubata. È quindi vero che gli stranieri sono stati aiutati (ad ottenere i documenti maltesi, ndr) dall’agenzia Identità corrotta» tuona il legale, sottolineando che «Robert Abela ha mentito, che il ministro della Salute ha mentito, e che quindi quest’ultimo dovrebbe dimettersi».
Fu proprio lo stesso Azzopardi ad inizio agosto a svelare il presunto racket milionario all’interno dell’agenzia Identità che avrebbe visto almeno 18.000 cittadini stranieri, per lo più extracomunitari, entrare in possesso della carta di identità maltese dietro il pagamento di tangenti che sarebbero finite nelle tasche di funzionari corrotti. Per farlo, gli stessi avrebbero falsificato documenti come certificati di matrimonio, contratti di affitto e quant’altro utile a “giustificare” l’emissione valida delle carte di identità agli stranieri paganti, con il presunto benestare di alcune figure politiche. La richiesta presentata in tribunale per chiedere l’avvio “urgente” di un’indagine da parte della magistratura sul caso è stata accolta da quest’ultima.
Successivamente, l’agenzia ha dichiarato di aver dato il via a delle indagini interne, smentendo categoricamente ogni accusa, ma nel frattempo numerosi cittadini maltesi si sono fatti avanti dichiarando di aver ricevuto lettere nelle cassette postali di casa indirizzate a cittadini stranieri mai conosciuti prima, mentre ancora più di recente altri hanno lamentato di aver avuto problemi con il sistema sanitario, sospettando che altri soggetti sconosciuti utilizzassero i propri dati per accedere ai servizi della sanità pubblica, dopo aver riscontrato anomalie.
Reagendo all’azione intrapresa dal Ministero della Salute, Identità si è dichiarata «soddisfatta per le nuove istruzioni che richiedono la presentazione della carta d’identità, del passaporto o del permesso di soggiorno per la verifica dell’identità dei pazienti». L’agenzia ha inoltre invitato tutte le organizzazioni «a seguire queste pratiche quando somministrano servizi», evidenziando quanto sia «importante che i regolatori competenti garantiscano che le entità private sotto la loro giurisdizione rispettino pienamente tutti i regolamenti, compresi quelli sulla protezione dei dati».