L’arcipelago è in forte tumulto negli ultimi giorni a seguito della sentenza del tribunale di venerdì scorso che annulla, di fatto, l’accordo sottoscritto nel 2015 per la privatizzazione di tre ospedali pubblici acquisiti da Vitals prima e Steward Healthcare dall’allora governo Muscat a causa degli “intenti fraudolenti” e del fallimento degli obiettivi contrattuali stipulati.
Nel mirino sono entrati tutti gli attori implicati nella stesura dell’accordo che, come riportato dal presidente di Repubblika Robert Aquilina, sono da intendersi penalmente e politicamente responsabili della vicenda, tantoché il corteo si è spostato nei pressi degli uffici di Joseph Muscat.
Proprio davanti il luogo di lavoro dell’ex primo ministro, i manifestanti hanno dispiegato un gigantesco striscione rosso riportante la scritta “Korruzzjoni” e sostenuto da un altro cartello affisso proprio dal numero uno dell’ONG, sopra il quale si eleva la scritta “Joseph Muscat Prim Korrott”.
Nella giornata di venerdì era già arrivata la testimonianza di soddisfazione di Aquilina a seguito della decisione dei tribunali ma, dopo i recenti avvenimenti, proprio il Presidente di Repubblika ha rilasciato un comunicato di 8 pagine definendo la vicenda “un’azione criminale grave e senza precedenti” descrivendo nel dettaglio lo sforzo degli ultimi anni dell’ONG e di diversi giornalisti, tra cui Daphne Caruana Galizia, per portare a galla la verità:
«È inaccettabile che nessuno sia stato costretto ad assumersi la responsabilità né politica né penale per questo abuso. I quattro contratti non sono stati negoziati da fantasmi ma sono stati firmati dal governo, spendendo incautamente denaro che appartiene ai cittadini. Non crediamo ai politici che affermano di non essere stati complici»
A spiegare l’accanimento contro Muscat ci ha pensato proprio Aquilina, il quale, ha affermato come le recenti prove a carico degli ex ministri Konrad Mizzi, Chris Cardona ed Edward Scicluna, così come l’ex capo dello staff del Gabinetto Keith Schembri, evidenzino in maniera ineccepibile un eventuale coinvolgimento dell’ex primo ministro:
«Non importa quante scuse e minacce abbia inventato, sappiamo che è lui l’artefice di questo affare corrotto. Nessuno crede che Cardona, Scicluna, Mizzi e Schembri abbiano agito alle sue spalle. Joseph Muscat è il primo dei corrotti, e sappiamo tutti dov’è il posto di un corrotto. Il posto di Joseph Muscat e dei suoi amici corrotti è in prigione»
Aquilina si è poi scagliato anche contro il Commissario di Polizia ed il Procuratore Generale per essersi rifiutati di svolgere le indagini sullo scandalo, nonostante siano obbligati per legge a farlo:
«Non è sufficiente che i contratti siano stati dichiarati nulli dalla Corte, anche il Commissario di Polizia e il Procuratore Generale sono obbligati a svolgere le indagini su questo scandalo. Ma nonostante Angelo Gafà ci abbia promesso che non guarderà in faccia nessuno, come i suoi predecessori non compie il suo dovere verso i cittadini e la giustizia»
Perciò ha avvertito:
«Gafà non venga poi a dirci che i protagonisti di questa oscenità non possono essere arrestati perché sono fuggiti all’estero. Ti riterremo personalmente responsabile se a causa di questa situazione qualcuno o alcuni di questi individui sono riusciti a fuggire da Malta»
Proprio nella mattinata di mercoledì è arrivata la reazione di Joseph Muscat che, affidando i suoi pensieri ad un post Facebook, è tornato a parlare dell’attacco mosso da Aquilina e dagli attivisti scesi in piazza:
«Robert Aquilina, la stessa persona che rimaneva fuori casa mia durante la presunta perquisizione segreta della polizia, ora si è autoproclamato procuratore, giudice e giuria di fronte allo stato di diritto di cui tanto parla. Nel suo continuo incitamento e odio, è altresì evidente che ignori completamente la sentenza della Corte nei miei riguardi e la relazione del Revisore Generale. Ho sempre agito nell’interesse del Paese ma sono favorevole ad ulteriori indagini»