Malta-Italia 1 a 26.832: non è il risultato finale della partita che pochi giorni fa ha visto gli uomini di Roberto Mancini battere la Nazionale dell’arcipelago a Ta’ Qali (0-2) ma, ben più gravi, si riferiscono al numero di migranti soccorsi da inizio 2023 dai due Paesi durante quella che, con tutta probabilità, verrà raccontata come una delle emergenze umanitarie più tragiche degli ultimi anni.
Mentre il Belpaese si è trovato a prestare aiuto a quasi 27.000 rifugiati da inizio anno, Malta avrebbe soccorso solamente un individuo, dando adito alle polemiche delle ONG degli ultimi anni. Il quadro, che meglio rappresenta la situazione viene prestato dalla mappa dell’Unhcr, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che racconta come dei 33.982 migranti via mare tra gennaio e marzo di quest’anno, circa il 77% sia sbarcato sulle coste italiane, 3.852 in Spagna e 3.216 in Grecia.
Anche in questo caso un numero che stride in rapporto alla posizione geografica ellenica costeggiata dalle imbarcazioni provenienti dalla Turchia, un’altra delle principali rotte migratorie, la stessa che hanno seguito le vittime di Cutro.
Nonostante i numeri rimangano impietosi anche per i soccorsi sulle coste spagnole e greche, fa riflettere come sia possibile che Valletta abbia “accolto” solamente una persona, nonostante la posizione e l’estensione della sua zona Sar di riferimento, proprio nel cuore del Mediterraneo centrale.
Come vi raccontiamo ormai da diversi mesi, mentre in Italia infuriano le polemiche tra la destra e la sinistra sulle presunte responsabilità del governo, l’arcipelago sembra di fatto continuare ad attuare politiche al limite della legalità internazionale, ignorando sistematicamente gli allarmi lanciati dalle ONG, con la Guardia Costiera italiana che si trova così costretta a intervenire per salvare più vite possibili ove Malta sembrerebbe respingere i barconi carichi di vite umane attraverso quelli che “il Giornale” definisce “pescherecci fantasma”.
Secondo gli ultimi accadimenti, questi natanti sarebbero incaricati di intercettare le imbarcazioni per respingerle in Libia, o addirittura, fornendo loro nuovi motori e rifornimenti per permettergli di procedere il viaggio fino alle coste siciliane.
Come successo lo scorso 26 settembre, quando Malta avrebbe ordinato ad un mercantile di passaggio di intercettare un’imbarcazione in avaria con 23 persone a bordo, invece di inviare una motovedetta per il salvataggio, chiedendo inoltre di trasportare i migranti in Egitto.
Solo di pochi giorni fa l’ultimo naufragio in acque maltesi con un gommone con a bordo 78 migranti subsahariani alla deriva soccorsi dalla Life Support di Emergency. «L’imbarcazione si trovava nella zona ricerca e soccorso maltese, ma Malta – riferisce il capomissione Emanuele Nannini – pur essendo stata informata immediatamente non ha coordinato le attività di soccorso né offerto un porto di sbarco sicuro».
Rimane singolare come nessuno da Bruxelles, però, in questo momento, abbia chiesto le dimissioni di Byron Camilleri o spiegazioni al premier Robert Abela, come sfiorato dal discorso del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ai microfoni di Repubblica:
«L’opinione pubblica italiana annovera l’accettazione di questo fenomeno mentre in altri Paesi, piccoli e meno piccoli, sono intransigenti in maniera trasversale tra posizioni politiche diverse, senza contrapposizioni».
Al contrario, il governo maltese negli ultimi anni si sarebbe sempre distaccato dai temi che concernono le rotte migratorie, non firmando mai di fatto gli emendamenti alle Convenzioni Sar e Solas per identificarsi come «Place of safety», ovvero un luogo sicuro per lo sbarco, ma comunque siglando attraverso la penna di Abela un memorandum con la Libia per la realizzazione di strutture operative per contrastare “l’immigrazione clandestina”.
Mai come oggi il messaggio delle ONG sui comportamenti di Valletta è banco di discussione del mondo intero.