A Malta i medici potranno praticare l’aborto, ma solo in caso di imminente pericolo di vita della donna e solo se la procedura rispetta rigidi protocolli. È questa, in sintesi, la versione finale degli emendamenti al Codice Penale sul tema dell’interruzione di gravidanza, presentata dal governo venerdì scorso e approvata all’unanimità dal Parlamento nella giornata di mercoledì.
Un piccolo passo avanti per un Paese in cui, fino a ieri, l’aborto era illegale in qualsiasi circostanza. Ma al tempo stesso due passi indietro rispetto alle intenzioni iniziali dei laburisti, che all’inizio delle discussioni iniziate sette mesi fa, avevano annunciato l’introduzione di due eccezioni al Codice penale, in base alle quali i medici sarebbero stati autorizzati a interrompere la gravidanza se la vita o, più in generale, la salute della donna, fossero state in pericolo.
Con la versione finale del disegno di legge numero 28 i medici potranno interrompere la gravidanza solo se la condizione medica potrebbe portare la donna alla morte. E i rischi per la salute? Non più contemplati.
Se la futura mamma non rischia la vita, ma “solo” seri problemi, la gravidanza dovrà proseguire, come è sempre stato finora. In caso di interruzioni di gravidanza non consentite, sia la madre che il medico “abortista” rischiano la denuncia penale e il carcere, come da sempre recita la legge dell’arcipelago.
Non solo: tra gli emendamenti inseriti in corso d’opera c’è quello relativo alla vitalità del feto, definito come “il momento della gravidanza in cui il feto è in grado di vivere fuori dall’utero secondo gli attuali standard medici”. Ebbene, la legge impedirà ai medici di interrompere una gravidanza se il feto viene considerato in questa condizione. In questi casi, i medici dovranno prima preoccuparsi di far nascere il bambino, e solo dopo preoccuparsi delle condizioni di salute della donna.
A decidere di volta in volta il destino del feto (e di chi lo porta in grembo) sarà un’équipe medica sarà composta da due ginecologi od ostetrici. Uno di questi sarà incaricato di praticare l’eventuale interruzione di gravidanza. Un terzo specialista si occuperà invece dello stato di salute della madre.
Questo ammorbidimento della legge sull’aborto è figlio delle polemiche scatenate dal caso di Andrea Prudente, la turista americana che è dovuta volare in Spagna per abortire mentre si trovava in vacanza a Malta. La donna, nonostante rischiasse una sepsi e la morte, si vide negare l’aborto sull’arcipelago.
Sul caso si era espresso anche il governo, affermando che la legge non autorizzava i medici a intervenire con l’aborto in casi simili, nonostante fosse stato dichiarato che il feto non era in grado di sopravvivere autonomamente.
Infine, gli emendamenti approvati non trovano il favore di molti attivisti, che speravano in passi avanti ben più marcati verso la libertà di scelta, come confermato dalle dichiarazioni della coalizione di Ong “Voice for Choice”, schierata a favore del diritto di scelta.
La vicenda della presunta turista Andrea Prudente puzzava di marcio lontano un miglio. Non è fuori luogo pensare che sa stata intenzionalmente predisposta per creare quello schock mediatico necessario a fare passare la legge abortista. A chi storce il naso dico che “Lorsignori” sono capaci di questo ed altro.
Ora sarà la volta dei medici compiacenti disponibili a certificare il rischio vita senza discutere, magari dietro riservato compenso.
L’agenda transumanista procede come un rullo compressore e Malta non poteva essere lasciata indietro.
Naturalmente il Cardinale Grech non ha speso una parola a difesa della vita: troppo impegnato a organizzare il “sinodo sulla sinodalità”.