Cinque mesi. È il tempo concesso dal Primo Ministro Robert Abela per la conclusione dell’inchiesta pubblica sulla morte di Jean Paul Sofia, il giovane di 20 anni morto il 3 dicembre 2022, a seguito del crollo di un palazzo in costruzione a Kordin.
Nella serata di mercoledì sono stati presentati pubblicamente i termini dell’inchiesta pubblica, discussi dal governo assieme alla famiglia della vittima. La conferenza stampa è stata presieduta dal ministro della Giustizia Jonathan Attard e dal ministro dell’Urbanistica Stefan Zrinzo Azzopardi.
Ebbene, l’inchiesta pubblica esaminerà i dettagli che hanno portato alla nascita del cantiere nel dicembre 2022. Tra gli aspetti analizzati ci sarà anche come “AllPlus Ltd” (la società dietro allo sviluppo dell’area) abbia ottenuto un contratto di locazione per costruire una fabbrica di legname nella zona industriale di Kordin, in un terreno di proprietà del governo.
L’inchiesta si occuperà inoltre di analizzare le leggi sull’edilizia e sui regolamenti in materia di salute e sicurezza, e valutare se lo Stato abbia fatto abbastanza per garantire la sicurezza dei cantieri e proteggere i lavoratori.
Una volta consegnato al Primo Ministro e alla famiglia Sofia, il rapporto sarà pubblicato, presentato e discusso in Parlamento. In tal senso il ministro Attard ha affermato che «il Parlamento può discutere i risultati subito dopo che sono stati resi pubblici, ma ci stiamo impegnando a tenere un dibattito un anno dopo, per valutare le raccomandazioni attuate e la loro efficacia, e discutere quali altre misure dovranno essere adottate per soddisfare le linee guida dell’inchiesta».
In questi 5 mesi – che potrebbero essere prolungati, se necessario – verranno ascoltati anche i testimoni presso il Tribunale. Tutti i passi dell’inchiesta saranno pubblici, tranne nei casi in cui la commissione stessa decida diversamente per non compromettere eventuali altri procedimenti legali. Qualsiasi omissione sarà comunque consultabile sia dal Parlamento che dalla famiglia Sofia.
A presiedere l’inchiesta sarà l’ex giudice Joseph Zammit McKeon, coadiuvato dal revisore generale Charles Deguara e dall’architetto Mario Cassar, che indagheranno sui seguenti punti:
- Se l’assegnazione dei terreni da parte del governo a Matthew Schembri e Kurt Buhagiar sia stata legittima, regolare e abbia seguito le procedure necessarie;
- Su eventuali legami tra l’assegnazione del terreno e il crollo dell’edificio e le sue conseguenze
- Se lo Stato avesse in vigore regole adeguate prima, durante o dopo la morte di Jean Paul Sofia e se avesse garantito l’applicazione di regolamenti, politiche, processi, obblighi amministrativi e misure preventive per proteggere la salute e la sicurezza delle persone durante i lavori di costruzione
- Se le misure adeguate per prevenire gli infortuni e gli incidenti mortali nei cantieri siano seriamente integrate in tutti i processi del settore edile
- Se i processi di pianificazione, sviluppo e costruzione siano regolati da leggi, politiche, regolamenti, procedure amministrative e altre misure operative necessarie per eliminare il più possibile il rischio di lesioni e/o morte
- Se qualsiasi ente statale abbia avuto mancanze sulle misure di sicurezza per evitare lesioni o morte sul luogo di lavoro
Infine, Robert Abela ha chiesto alla commissione di formulare raccomandazioni su come migliorare la salute e la sicurezza nei cantieri edili.
Sull’avvio dell’inchiesta si è espressa anche Isabelle Bonnici, la mamma di Jean Paul Sofia: «Abbiamo molte domande su possibili carenze nel cantiere dove è morto nostro figlio e sicuramente queste domande se le stanno ponendo molte altre persone nel campo edile. Abbiamo insistito nell’istituzione di un’inchiesta pubblica affinché nessun’altra famiglia debba sopportare il dolore che stiamo vivendo».
Ricordiamo che al termine dell’inchiesta magistrale, conclusasi recentemente e che ha portato alla luce numerose carenze sistematiche e negligenze ovunque, sono state messe sotto processo 5 persone: l’architetto Adriana Zammit, i costruttori e promotori immobiliari Matthew Schembri e Kurt Buhagiar, Milomir Jovicevic e Dijana Jovicevic, questi ultimi due proprietari della Milmar Ltd, azienda edile appaltatrice del cantiere dove l’edificio si è sgretolato su sé stesso.