Sulla scia dei numerosi incidenti stradali che continuano a verificarsi sulle strade maltesi, l’ultimo costato la vita ad una ragazza di soli 17 anni, si cerca di trovare delle soluzioni alla gestione della viabilità e della sicurezza stradale.
A questo proposito, l’amministratore delegato di Infrastructure Malta, Ivan Falzon, ha affermato che per risolvere il problema l’Ente sta lavorando sul modo in cui vengono progettate le infrastrutture, migliorando le condizioni del manto stradale e riducendo inoltre la larghezza delle corsie delle strade frequentate anche dai pedoni. Esempio di quanto accaduto per la tangenziale di Mriehel, in precedenza composta da due ampie corsie, poi riprogettata per includerne tre notevolmente più strette al fine di costringere gli automobilisti a rallentare la velocità di marcia.
Su queste dichiarazioni è arrivata la replica di Rota, Ong impegnata a sostenere e promuovere l’utilizzo della bicicletta come mezzo di trasporto alternativo.
In un comunicato rivolto alla stampa, l’organizzazione ha sottolineato come due anni fa si fosse opposta al progetto “ingiustificatamente esagerato” di Infrastructure Malta, che prevedeva proprio l’allargamento delle corsie della tangenziale a Mriehel, proponendo un progetto alternativo che suggeriva la riduzione della carreggiata per dare spazio ad un «percorso per la mobilità attiva verso Attard, al tempo stesso sfruttando la strada di servizio già presente sul lato opposto creando un percorso parallelo più lento, che consentisse un facile accesso a qualsiasi punto dell’area industriale».
Domandandosi come mai Infrastructure Malta non abbia preso in considerazione la proposta, Rota ha poi sottolineato che la riduzione della larghezza di una strada non dovrebbe trasformarsi nell’aggiunta di ulteriori corsie per le auto nello spazio guadagnato poiché, «in termini visivi, questo mantiene un aspetto simile a quello iniziale, se non addirittura peggiore, specialmente di notte». Il tutto si tramuterebbe in una sorta di “illusione” di trovarsi di fronte ad una strada più ampia, incoraggiando a spingere il piede sull’acceleratore.
Infatti, sempre secondo la Ong, sebbene la riduzione delle corsie possa migliorare marginalmente la sicurezza per chi si trova alla guida, l’aggiunta di corsie supplementari nello spazio guadagnato attraverso la riduzione della larghezza della strada è controproducente e peggiora l’esperienza di sicurezza per chi si trova all’esterno.
Il comunicato di Rota fa anche riferimento ai problemi di progettazione riscontrati nelle infrastrutture di altre località, alcune delle quali senza attraversamenti pedonali in concomitanza di alcuni incroci importanti, oltre a piste ciclabili “mal progettate”.
E, a proposito del numero record di vittime della strada registrato lo scorso anno, «come nazione, dobbiamo essere proattivi anziché reattivi nel progettare strade che incorporino misure di riduzione della velocità e che tengano conto dell’errore umano».
La Ong poi conclude con un interrogativo, chiedendo quali azioni siano state messe in atto per migliorare la situazione e, soprattutto, «dove sono il Consiglio per la sicurezza stradale di Malta e il Ministro dei Trasporti in tutto questo?».
Buon giorno,
Questa situazione non è nuova nemmeno in altri Stati e la mia opinione è:
nelle zone più a rischio, maggiore polizia stradale o simili e un alto costo delle multe ai trasgressori, dissuasori di velocità in cemento (in Italia ci sono), semafori anche pedonali al fine di rallentare le corse dei veicoli e aggiunta di strisce pedonali per i pedoni. Possibilità di illuminazione notturna nei punti stradali più critici. Si prega mandare questo scritto al Ministro (Azzoppardi e Farrugia) dell’attuale Governo, come idea alternativa ai troppi incidenti.