Percorrendo Mġarr Road, all’altezza di Triq Sir Temi Zammit, lo scorso venerdì 17 febbraio molti automobilisti non avranno potuto fare a meno di notare uno striscione con la scritta: “Perché le nostre strade sono mortali?”, in riferimento al record di vittime della strada – in tutto ventisei – registrato lo scorso anno.
L’iniziativa, ad opera delle Ong Moviment Graffitti, Rota e Friends of the Earth Malta, è stata organizzata lungo la «pista ciclabile più stretta del Paese», dopo l’ennesimo incidente che avrebbe potuto essere fatale. Gli attivisti hanno infatti spiegato che il progetto dell’infrastruttura era stato già segnalato come “non sicuro” da Rota e dagli esperti di trasporto locale dopo la sua inaugurazione, avvenuta oltre due anni fa.
Contestualmente, gli attivisti hanno fatto sapere di aver inviato una lettera aperta al ministro dei Trasporti, Aaron Farrugia, al CEO di Transport Malta ed a quello di Infrastructure Malta, invitandoli ad «assumersi la responsabilità politica per l’incapacità di mantenere i ciclisti al sicuro» e chiedendo che la strada in questione venga urgentemente riprogettata secondo gli standard internazionali.
Il comunicato diffuso dalle Ong tira poi in ballo il Piano per la Sicurezza stradale “Verso un trasporto più sicuro a Malta” lanciato di recente dal governo, che trascurerebbe completamente l’importanza della progettazione delle infrastrutture stradali per la sicurezza dei diversi utenti, in particolare quelli vulnerabili come pedoni e ciclisti (e compresi bambini, anziani e persone con disabilità), limitando al minimo l’errore umano.
Il modo più efficace per raggiungere questo obiettivo – suggeriscono gli attivisti – è quello di realizzare strade più strette, introdurre misure di gestione del traffico, separare i diversi utenti della strada nelle aree in cui i veicoli viaggiano a velocità più elevate.
«La spesa di milioni e milioni di euro investiti negli ultimi anni per realizzare nuove strade non ha risolto il problema della congestione del traffico maltese, né ha portato a “strade più sicure” come promesso» chiosano le Ong, invitando il governo a dare priorità a modalità di trasporto realmente sostenibili, stabilendo con urgenza linee guida nazionali per le infrastrutture stradali di ogni tipo, compresi i marciapiedi, le piste ciclabili e le carreggiate miste.
«Dopo il silenzio assordante ricevuto in risposta alla nostra lettera che abbiamo inviato al ministro ed ai dirigenti delle autorità dei Trasporti e delle Infrastrutture, chiediamo ancora una volta: chi si assumerà la responsabilità di tutti questi incidenti stradali e delle vittime di una errata progettazione delle infrastrutture?» hanno domandato gli attivisti, concludendo con un’osservazione: «se le persone alla guida delle autorità competenti rimangono inattive su questo tema, allora non sono adatte allo scopo e dovrebbero dimettersi».