Il crollo di un tetto nel cantiere di St. Ignatius Street a Sliema che sabato è costato la vita a un operaio di 51 anni ha inevitabilmente procurato clamore mediatico e politico, soprattutto alla luce dell’abusività dei lavori, partiti senza alcuna autorizzazione. Sulla vicenda è intervenuto il Primo Ministro Robert Abela, riconoscendo le criticità che ancora impediscono alle autorità di vigilare sul settore edilizio dell’arcipelago.
In un incontro con i giornalisti, lunedì Abela ha infatti confermato le difficoltà del momento legate principalmente alla solita mancanza di risorse e quindi dei mezzi a disposizione di Enti come la Planning Authority, Building and Construction Authority e Occupational Health and Safety Authority.
Il Premier ha però promesso un cambio di rotta nel più breve tempo possibile, con l’immissione di fondi aggiuntivi volti a potenziare i controlli nel settore edile in costante espansione e la creazione di una nuova Direzione che vigilerà sulle costruzioni, aggiungendo: «Siamo alla ricerca di soluzioni pragmatiche e realistiche, ma la riduzione degli incidenti dipenderà anche dagli stessi appaltatori».
In vista ci sono quindi sanzioni più severe per i «cowboy» che non rispetteranno i canoni di sicurezza richiesti sul luogo di lavoro, che comprenderanno la sospensione delle licenze e, nei casi più gravi, anche procedimenti penali. A proposito di quest’ultimo punto, Abela è tornato nuovamente a fare pressioni sulla magistratura affinchè chiuda quanto prima le indagini agendo con rapidità, autonomia e risolutezza, per evitare che si ripeta quanto già accaduto dopo la morte di JeanPaul Sofia.
«La crescita economica del Paese è necessaria per il progresso e per la qualità della vita dei nostri cittadini – ha concluso il Primo Ministro – ma non a costo della vita e della salute delle persone. Chi rispetta le regole sulla sicurezza deve essere soggetto a una giustizia rapida ed efficace».