Settecentocinquanta pagine di cui cinquecento contenenti prove che dimostrerebbero le modalità con le quali le istituzioni maltesi, come MFSA e FIAU, abbiano permesso alla Pilatus Bank di fare “ciò che voleva”, offuscando il nome di Malta in tutto il mondo, il primo Paese dell’Unione Europea ad essere entrato nella Grey List.
Stanno facendo scalpore le rivelazioni contenute nel nuovo libro pubblicato da Robert Aquilina, presidente della Ong Repubblika, dedicato interamente allo scandalo Pilatus Bank, l’istituto bancario chiuso nel 2018 dopo la revoca della licenza da parte della Banca Centrale Europea (BCE) su indicazione dell’Autorità per i servizi finanziari di Malta a causa di numerosi illeciti, tra cui il riciclaggio di denaro per milioni di euro.
L’inchiesta aveva portato il tribunale maltese a chiedere l’arresto di sette persone. Tra queste c’erano l’ex risk manager di Pilatus, Antoniella Gauci e il suo sottoposto Mehmet Tasli. La polizia avrebbe però accusato solamente la banca e l’ufficiale di segnalazione del riciclaggio di denaro, Claudanne Sant-Fournier.
Questo nonostante l’emissione di mandati d’arresto internazionali per Tasli e altri funzionari stranieri. Ebbene, secondo Aquilina, l’immobilismo delle autorità sarebbe legato ai rapporti che il padre e il fratello della Gauci avrebbero con il Primo ministro Robert Abela, il quale sarebbe stato l’avvocato della famiglia della donna dal 2009 al 2015.
Rapporti che avrebbero portato a una richiesta di archiviazione dei procedimenti legali pendenti su Gauci e Tasli, emanati dal procuratore generale, contrariamente a quanto disposto in precedenza dal magistrato.
Nelle pagine di “A Laundromat Bank in Europe” (questo il titolo del libro) Aquilina fa riferimento a una misteriosa fonte anonima che gli avrebbe fatto avere accesso alle prove contro le autorità maltesi.
Tra queste, numerose e-mail scambiate tra l’allora ispettore di polizia Keith Vella e altri due ispettori, oltre al vice commissario Alexandra Mamo e il sovrintendente Frank Tabone, successivamente dimessisi dai rispettivi incarichi. Il contenuto delle e-mail lascerebbe poco spazio all’immaginazione: le autorità si sarebbero impegnate a trovare il modo ideale per giustificare la decisione di non procedere legalmente contro Gauci e Tasli.
Secondo Aquilina, il decorso della legge avrebbe subito un’intromissione successivamente ai mandati d’arresto emanati dalla stessa polizia. «È evidente che l’intenzione del commissario di polizia e del procuratore generale – si legge nel libro – era di accusare in tribunale tutti coloro che il magistrato Farrugia, a febbraio del 2021, aveva indicato di perseguire. Questa posizione è diametralmente opposta a quella assunta appena cinque mesi dopo».
Sempre secondo il presidente di Repubblika, la decisione di “aiutare” anche Tasli non sarebbe casuale: essendo di grado inferiore nei ruoli rispetto a Gauci all’interno di Pilatus Bank, la sua incriminazione avrebbe costretto le autorità a procedere anche nei confronti della donna. Al contrario, l’assoluzione di Gauci avrebbe comportato il non luogo a procedere anche del suo sottoposto.
A poche ore dopo la presentazione del libro, avvenuta nella mattinata di sabato, è arrivato un comunicato stampa del governo, che smentisce le tesi pubblicate da Aquilina:
«Il governo guidato da Robert Abela ha dato ai cittadini nuovi strumenti per contestare le decisioni prese dalle istituzioni, come sta accadendo nel caso citato nel libro dallo stesso autore e le cui procedure sono ancora pendenti davanti ai tribunali» – si legge nel documento, che fa riferimento al diritto, introdotto un paio di anni fa, di contestare le scelte del procuratore, in caso di decisione di non procedere contro persone accusate di qualche reato.
«Questo dimostra – conclude il comunicato – la fiducia del governo nelle istituzioni e qualsiasi accusa che potrebbe essere intesa a condizionare le procedure giudiziarie in corso, è solo un’accusa falsa».