Un anno dopo l’approvazione della legge di riforma della cannabis, 23 Ong hanno espresso preoccupazione per l’atteggiamento “liberi tutti” sull’uso della sostanza, soprattutto a fronte degli ultimi sviluppi sulla faccenda che hanno visto il presidente della Cannabis Authority (ARUC), Mariella Dimech, sollevata dall’incarico appena 10 mesi dopo essersi insediata, abbandonando così precocemente il mandato che sarebbe dovuto durare tre anni.
In un’intervista successiva, rilasciata a commento della notizia, Dimech aveva affermato di aver lavorato «senza un ufficio funzionale, senza personale, senza budget e con una strategia politica e decisionale con cui non era d’accordo».
L’Autorità per l’uso responsabile della cannabis è stata istituita per regolare l’uso della sostanza dopo che è stata legalizzata ad uso ricreativo lo scorso anno. Malta è stato il primo Paese europeo ad approvare una riforma del genere. Dopo la suddetta riforma non ha, però, di fatto, rilasciato alcuna licenza alle associazioni che vogliono vendere la sostanza, e si propaga sempre più nel tessuto sociale la percezione che l’uso della cannabis sia diventato “gratuito per tutti”, divenendo ormai legale coltivare la pianta in casa senza alcun criterio.
L’ARUC è ora guidata da Leonid McKay, figura che ha dato origine a pareri discordanti, in quanto la sua storia professionale è strettamente legata alla Caritas di Malta, una delle 23 Ong che sta manifestando forti riserve sulla gestione di questa situazione e che in passato aveva espresso opposizione alla riforma. Probabilmente, in questa delicata fase di transizione legislativa, non aiuta a fare chiarezza ed a tutelare tutti gli interessi in gioco, la scelta di affidare la presidenza dell’ARUC a un soggetto, certamente competente in materia, ma proveniente da un ente che ha più volte mostrato di avere delle idee più “conservatrici”.
Si levano critiche alle autorità per aver legiferato “frettolosamente”, senza aver creato prima delle strutture efficaci per l’attuazione della legge. In un’intervista al Times of Malta, lo stesso primo ministro Robert Abela aveva dichiarato di essere “frustrato” dai ritardi in materia e di “spingere” affinché le cose si muovano più velocemente.
«Le preoccupazioni sono rivolte nei confronti dei membri più vulnerabili della società, in particolare, bambini e giovani. Auspichiamo inoltre che il governo si apra ai pareri provenienti dalla società, in particolare di quelle organizzazioni che lavorano quotidianamente con le vittime degli effetti negativi dell’uso di sostanze, compreso quello della cannabis»: affermano nel comunicato le 23 Ong Caritas Malta, Malta Association of Psychiatry, Fondazzjoni OASI, Maltese Association of Social Workers, Richmond Foundation, Kamra tal- Ispiżjara, Malta Employers Association, Secretariat for Catholic Education, Anti poverty Forum, Church Schools Association, Alleanza Kontra l-Faqar, Independent Schools Association, Gozo Tourism Association, Karl Vella Foundation, Gozo Business Chamber, Dar Osanna Pia, Dar Tal-Providenza, Fondazzjoni Paolo Freire, Millenium Chapel, St Jeanne Antide Foundation, Dar Merħba Bik, Kummissjoni Ġustizzja u Paci, Fondazzjoni Sebħ.
Con l’auspicio che questa questione venga regolamentata tenendo conto dei vari interessi confliggenti in gioco, ci auguriamo che il diritto adempia al suo ruolo di contemperare interessi diversi per creare una soluzione che porti rispetto delle diversità senza perdere la sua funzione di “ordinamento della società”.