Secondo Josann Cutajar della facoltà di benessere sociale dell’Università di Malta, la regolamentazione totale della prostituzione trasformerebbe il Paese in una “mecca” del turismo sessuale.
Quasi un richiamo all’epoca del colonialismo, quando l’attuale Strait Street di La Valletta era il centro della prostituzione e la Mello Area di Gżira, lungo Triq Testaferrata, era il distretto a luci rosse.
Ad oggi l’industria del sesso a Malta segue un modello abolizionista che non punisce la prostituzione in sé né l’acquisto di prestazioni sessuali; al tempo stesso non regolamenta l’industria, bensì si limita a punire tutta una serie di condotte collaterali alla prostituzione (favoreggiamento, induzione, reclutamento, sfruttamento, gestione di case chiuse e così via). Si tratta dello stesso modello adottato dalla gran parte degli Stati dell’Europa occidentale, compresi Città del Vaticano e Italia.
I parlamentari e le ONG si sono interfacciati sulla proposta di riforma lo scorso 11 marzo. «Sarà un passo verso la direzione sbagliata»; questo è quanto le ONG hanno dichiarato alla Commissione per gli affari sociali del Parlamento.
Durante la seduta parlamentare, Maria Tereza Gatt ha delineato il “modello nordico” della Nuova Zelanda, parlando a nome dell’Associazione per la parità di genere di Malta. Introdotta nel 2003, la riforma in Nuova Zelanda mirava a salvaguardare le prostitute riconoscendone i diritti professionali. Secondo Gatt, il Reform Act neozelandese è stato una buona mossa in linea di principio, ma la sua attuazione si è dimostrata l’esatto contrario.
«Questa riforma servirà solo a trasformare i magnaccia in imprenditori e a far scivolare la prostituzione nell’economia sommersa, poiché gli imprenditori del sesso non farebbero altro che sottostimare le attività ai fini dell’evasione fiscale», ha osservato.
Un simpatico quadretto, quello in cui donne prostitute diventano “dipendenti” all’interno di un mercato del lavoro gestito da papponi.
Anche la prostituta maltese Karen Spagnol ha espresso il proprio punto di vista.
«La prostituzione dovrebbe essere legalizzata in modo che io possa pagare le tasse e i contributi previdenziali come tutti gli altri, lavorare in un ambiente sicuro e avere diritto a una pensione», ha dichiarato durante un’intervista a Xarabank lo scorso febbraio.
L’On. Rosianne Cutajar, sottosegretaria per le riforme e l’uguaglianza, ha infine presentato i suoi piani provvisori per la riforma.
«Credo che dobbiamo basarci sulle esperienze di altri Paesi, ma redarre un nostro atto legislativo piuttosto che copiare un modello o l’altro. […] Un principio definito sarà la depenalizzazione della prostituzione per quanto riguarda i diritti della prostituta. La posizione giuridica di un cliente che acquisti una prestazione sessuale rimarrà com’è oggi, cioè il cliente non commetterebbe alcun crimine. La riforma dovrebbe anche introdurre un programma per aiutare le prostitute che finiscono in questo giro a causa del loro passato di problematiche sociali (quali droga e povertà)».