I disonesti non vanno mai in vacanza.
Infatti sono in netto aumento le chiamate-truffa con le quali i destinatari vengono indotti a divulgare informazioni personali.
Negli ultimi giorni diverse persone hanno riferito di aver ricevuto chiamate con un messaggio registrato in inglese che informava di attività sospette relative al proprio account e-ID o che era stato emesso un mandato di arresto a loro nome.
Veniva poi indicato un numero al quale rivolgersi per fornire dati strettamente personali.
La Police Cyber Crime Unit ha dichiarato di aver ricevuto 150 segnalazioni di questo tipo la scorsa settimana, e non sono pochi quelli che hanno ammesso di essere caduti nell’inganno.
La polizia sta lavorando con i gestori delle compagnie telefoniche per rintracciare le chiamate-truffa.
È la seconda volta nel giro di poche settimane che gli investigatori sono costretti a lanciare l’allarme su un fenomeno preoccupante.
A maggio è emerso che diverse persone sono state vittime di un’altra truffa realizzata attraverso un messaggio di testo che sembrava provenire da MaltaPost, con il quale si chiedeva di cliccare su un link per organizzare la consegna di pacco e chiedere il pagamento di una tassa.
MaltaPost aveva emesso due avvertimenti sulla truffa.
La polizia ha ricevuto più di 200 denunce e si ritiene che più di 100.000 euro siano stati rubati in questo modo.
A marzo la compagnia GO ha riferito che i truffatori utilizzano una tecnologia che consente loro di far visualizzare un numero non sospetto sui telefonini dei destinatari.
La truffa, nota come “spoofing del numero”, avviene così: il numero effettivo è mascherato da uno falso, in maniera tale che chi risponde sia portato a credere che si tratti di una normale telefonata.
Affermando di essere rappresentanti di GO, i truffatori chiedevano quindi ai destinatari di scaricare software o fornire dettagli personali, bancari o PIN, informazioni che l’azienda non richiede mai al telefono.
A febbraio, invece, la Banca centrale di Malta ha avvertito i suoi clienti di stare in guardia affermando di aver ricevuto diverse segnalazioni di gente che aveva ricevuto chiamate-truffa tramite Viber.
Il profilo del chiamante si presentava come la “Banca centrale di Malta” e includeva anche una foto dei locali della banca, anche se il numero non era affatto collegato all’istituto di credito.
Al destinatario veniva detto che il suo “numero di conto o altre informazioni personali” erano necessarie per risolvere alcuni problemi, in particolare legati a una minaccia di blocco delle carte di credito.
Tutto falso, naturalmente, perché si trattava solo di un astuto o strategemma per rubare dei soldi ai poveri malcapitati.