«A Malta manca la libertà di espressione su argomenti come la salute sessuale e riproduttiva, per non parlare dei diritti ad essa collegati», ha dichiarato l’attivista LGBTIQ Ruth Baldacchino a The Malta Independent il 10 marzo scorso.
La Baldacchino è da tempo attiva sulla scena internazionale nell’ambito della difesa e del riconoscimento dei diritti degli omosessuali e dei diritti umani. Portavoce e co-segretaria dell’associazione Ilga World, Ruth presenta regolarmente petizioni alle Nazioni Unite e ai governi.
«Affrontare lo stigma e i miti sul sesso, sui rapporti sessuali e sulle pratiche sessuali è il giusto modo di aprire il dibattito sul lavoro sessuale», ha sostenuto la Baldacchino. «La mancanza di un dialogo aperto e rispettoso sulla sessualità continua a rafforzare lo stigma che attribuiamo al sesso. È importante trattare l’educazione sessuale come qualcosa che non si smette mai di imparare piuttosto che come una mera materia scolastica per bambini e ragazzi in età scolare. Sappiate che a molti maltesi, specialmente agli over 40, non è mai stata impartita alcuna forma di educazione sessuale a scuola», ha proseguito.
A Malta il sesso è un tabù soprattutto a tavola. Nel libro “Malta, Mediterranean Bridge” pubblicato da Stefan Goodwin nel 2002, l’autore sostiene che «se una famiglia maltese si trova a tavola e un adolescente menziona un articolo di giornale che parla di contraccezione o aborto […], gli adulti probabilmente preferiscono cambiare subito argomento. Se l’adolescente insiste, quasi sicuramente gli adulti si arrabbiano».
A Malta l’approccio conservativo nei confronti del sesso è dovuto alla forte importanza che la cultura locale tende a dare alla fede cattolica. L’isola è, infatti, uno dei Paesi più religiosi d’Europa: in questo fazzoletto di terra sono presenti ben 359 chiese. Stando agli ultimi dati del censimento Malta Sunday Mass Attendance Census 2017, pubblicato un anno fa, i cattolici sarebbero oltre l’84,4% della popolazione (circa 361.372 persone).
In passato, alcune testate giornalistiche maltesi hanno trattato del sesso come argomento tabù solo in riferimento ai disabili e al loro diritto alla sessualità. La maltese Mariella Wirth, madre di un ragazzo con sindrome di Down intervistata da The Malta Independent il 22 novembre 2017, ha dichiarato: «il sesso è da sempre un tabù a Malta. […] Non so se la Chiesa si occuperà di questo argomento, prima o poi. Io sono cattolica e prendo molto sul serio la mia religione, ma non credo che la Chiesa dovrebbe contribuire ad alimentare il tabù legato al sesso, sostenendo che sia qualcosa di parallelo alla religione. Basterebbe ammettere che tutti abbiamo desideri sessuali».
Ultimo, ma non meno importante, il punto di vista del dott. Simon Mercieca, professore associato presso il Dipartimento di Storia dell’Università di Malta, intervistato da The Malta Independent il giorno di San Valentino dello scorso anno. «Oggi si tende sempre meno a cercare “la persona giusta”, perché le persone sono più interessate a conoscere nuovi partner sessuali e ad incontrarli nel lungo termine», ha dichiarato.
Un approccio meno conservativo e più al passo coi tempi contribuirebbe, dunque, ad allentare i margini di questo tabù.