La “ricerca della felicità” non è solo un noto film del 2006, ma anche la missione del World Happiness Report, pubblicazione rilasciata per il 10° anno consecutivo in occasione della Giornata mondiale della felicità dal Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite, al cui interno, vi sono contenuti e classifiche che misurano la felicità nazionale con la finalità di analizzare la qualità della vita dei 137 Stati presi in esame.
Secondo il rapporto del 2023, risultano ancora più curiosi i risultati emersi negli anni segnati dagli effetti del Covid-19, dal conflitto in Ucraina, dal forte aumento dell’inflazione in tutto il mondo, e dalla sempre più evidente carenza di risorse e materie prime. Tuttavia, il documento afferma come il livello medio di soddisfazione globale risulterebbe ancora oggi alto, al pari degli anni precedenti alla pandemia.
I dati osservati si fondano su sei fattori chiave (reddito, sostegno sociale, salute, generosità, libertà e assenza di corruzione) che vanno a ricreare un punteggio fornito dagli intervistati in base alle loro valutazioni individuali.
Dal report emerge che i cittadini maltesi sono più “infelici” rispetto all’anno scorso, crollando di quattro posizioni fino a piazzarsi al 37esimo posto della classifica, lo stesso ottenuto nel 2021.
Quest’anno l’isola dei Cavalieri ha ottenuto un punteggio di 6.300 che, come detto in precedenza, risulta in calo rispetto ai 6.447 punti del 2022, attestandosi lontano dalle teste di serie come la Finlandia (7.804), che sembrerebbe aver trovato la “ricetta della felicità”, confermandosi al primo posto per il sesto anno consecutivo, seguita da Danimarca (7.586) e Islanda (7.530). Nel frattempo, Sierra Leone, Libano e Afghanistan si sono rivelati essere fanalini di coda, raggiungendo il rating più basso dello studio.
Il rapporto prosegue poi ricostruendo anche la classifica dei divari, una misura utilizzata per mostrare il divario di felicità tra la metà più felice e quella meno felice della popolazione, e che vede in questo caso Malta scivolare alla 39esima posizione.
In termini generici, gli Stati “più felici” si sono confermati tra le prime posizioni di questa classifica fatta eccezione per l’Afghanistan, al primo posto in questo ranking e all’ultimo nella lista precedentemente riportata, confermando come con tutta probabilità vi sia tristemente uniformità sul senso di tristezza dei cittadini afghani.
A tal proposito il report evidenza come dopo la pandemia non si sia registrato alcun calo delle valutazioni sulla felicità del proprio Paese, anche se emerge la presenza di enormi divari tra le nazioni “più felici” e quelle più “tristi” del mondo, in particolare in numerosi Paesi africani.
Vi sono diversi elementi positivi enunciati tra le righe del World Happiness Report, tra i quali un aumento del senso di altruismo nei confronti di coloro che soffrono, che risulterebbe più alto del 25% rispetto al periodo pre-pandemico.
Interessante anche il caso legato all’Ucraina che registra un aumento della fiducia nel governo Zelensky, con un senso di benevolenza accresciuto esponenzialmente tra i cittadini della bandiera gialloblù e diminuito, congiuntamente, tra le file del popolo russo.