Ha avuto inizio nel tardo pomeriggio di giovedì il processo a Jeremie Camilleri, il 33enne di Lija che nella notte tra martedì 17 e mercoledì 18 gennaio, a bordo di una BMW nera, ha prima urtato una stazione di servizio, per poi investire ed uccidere Pelin Kaya, una giovane donna che passava di lì per caso, terminando poi la sua folle corsa contro la vetrina di un ristorante in Triq Testaferrata a Gzira.
In tribunale a Valletta era presente anche la famiglia della povera vittima, che dalla Turchia aveva già raggiunto l’arcipelago maltese appena appresa la notizia della tragica scomparsa di Pelin, 30 anni compiuti proprio quella maledetta sera.
Al termine dell’udienza, attraverso l’aiuto di un’interprete, lo zio della vittima ha voluto rilasciare delle dichiarazioni alla stampa a nome della famiglia di Pelin, dilaniata dal dolore.
«Parlo a nome della famiglia perché la sorella di Pelin è distrutta e i suoi genitori non hanno la forza di venire qui. Parlo dopo che siamo stati nella stessa aula di tribunale con la persona accusata di aver ucciso la nostra Pelin. Siamo profondamente feriti e arrabbiati per quello che è successo. Una parte di noi è morta con Pelin».
La famiglia poi prosegue ricordando Pelin come «una persona meravigliosa e intelligente, aveva sogni ed ambizioni e aveva deciso di realizzarli a Malta. Il suo meraviglioso futuro le è stato tolto a causa degli atroci eventi accaduti il giorno del suo compleanno. Non riusciamo a capire cosa abbia spinto la persona a commettere queste atrocità. Non vogliamo vendetta ma giustizia, e lotteremo affinché ciò avvenga in nome di Pelin».
Il comunicato poi si chiude con un ringraziamento al popolo maltese per «esserci stato vicino e per aver condannato quanto accaduto. Ringraziamo le forze di polizia maltesi per il loro pronto intervento che ha consentito all’imputato di essere trascinato in giudizio in tribunale».
Infine, la famiglia della vittima ha espresso parole di ringraziamento anche nei confronti dell’ambasciata turca per il sostegno.