L’avvocato di Nicolette Ghirxi, Joseph Borda, ha chiesto che venga avviata una inchiesta indipendente affinchè si faccia piena luce e si indaghino eventuali responsabilità dello Stato nell’omicidio della 48enne accoltellata a morte lo scorso 12 agosto nel suo appartamento a Birkirkara; nei mesi scorsi la donna aveva ripetutamente denunciato per molestie l’ex fidanzato Edward William Johnston il quale, prima che fosse freddato a colpi d’arma da fuoco dalla polizia, aveva confessato di aver ucciso l’ex compagna. Solo quattro giorni prima del tragico epilogo la donna tornò a rivolgersi alla polizia per segnalare il possibile rientro dell’uomo sull’arcipelago.
Attraverso un post su Facebook, Borda ha ricordato come, nel novembre 2022, a seguito del femminicidio di Bernice Cassar, il ministro dell’Interno Byron Camilleri avesse dato il via ad un’inchiesta guidata dal giudice Geoffrey Valencia per stabilire tutti i fatti relativi all’omicidio dalla quale emerse «l’incapacità dello Stato di proteggere la vittima e delle raccomandazioni che sono state attuate».
Pertanto, il legale si è rivolto pubblicamente al ministro Camilleri e al Primo Ministro Robert Abela affinchè possano avviare un’indagine simile per stabilire i fatti che hanno portato all’omicidio di Nicolette Ghirxi. Inoltre, ha aggiunto, «poiché in questo caso l’autore del reato è morto, l’accertamento di responsabilità penale è secondario e si svolgerà un’indagine magistrale soprattutto per conservare prove non sufficienti a garantire che sia fatta giustizia per Nicolette».
Nei giorni scorsi, Borda aveva condiviso sempre a mezzo social le immagini di uno scambio di email avvenuto ad aprile tra la polizia e Johnston in cui si percepisce un evidente tentativo di quest’ultimo di ignorare ogni ordine impartitogli dalle autorità.
L’avvocato di Ghirxi accusò la polizia di non aver saputo proteggere la vittima nonostante le numerose segnalazioni, evidenziando che la legge stabilisce che chiunque non ottemperi agli ordini imposti dalle autorità è punibile con la detenzione e passibile di arresto anche tramite mandato internazionale, pertanto se la polizia avesse applicato i regolamenti avrebbe potuto salvare la vita della donna.
L’appello trova il sostegno de Il-Kollettiv, il quale ha sottolineato che la frequenza di queste tragedie indica la presenza di una serie di falle all’interno del sistema che devono essere affrontate.
A tal proposito ha menzionato un rapporto pubblicato nel 2020 dal Gruppo di Esperti del Consiglio d’Europa sull’Azione contro la Violenza sulle Donne e la Violenza Domestica (GREVIO) in cui venivano catalogate delle aree che richiedevano “miglioramenti urgenti”, oltre a una serie di gravi carenze nella formazione “di base” fornita alla polizia in materia di violenza domestica e l’assenza totale di formazione per i settori coinvolti nella prevenzione e nella lotta contro la violenza domestica sulle donne.
Nello stesso documento, si evidenzia inoltre come le forze di polizia non vengano addestrate sulla dinamica della violenza domestica e siano impreparate nel garantire la protezione delle vittime.
Il gruppo ha inoltre sottolineato la parte del rapporto in cui emerge anche il presunto rifiuto della polizia di ricevere alcune denunce, la presunta mancanza di sensibilità durante i colloqui con le vittime e gli ostacoli che le donne vulnerabili dovrebbero affrontare per sporgere denuncia, così come la presunta raccolta inefficace delle prove nei casi di violenza domestica e stupro. Anche il sistema giudiziario sarebbe stato criticato per la sua insensibilità verso le vittime, con sentenze che non risulterebbero in linea per chi si macchia di crimini così gravi.
Il-Kollettiv ha sottolineato «la necessità di una profonda riforma nelle operazioni delle forze di polizia in materia di violenza di genere, sostenendo pienamente gli sforzi di numerose entità non governative nella protezione delle vittime».
Il gruppo ha inoltre aggiunto che è necessaria «una seria e concreta modifica nell’atteggiamento da parte di numerose autorità ed entità governative, in modo che le vittime di violenza non debbano affrontare omertà, pregiudizi e colpevolizzazioni per cose che non hanno fatto, mentre il servizio pubblico dovrebbe promuovere un’agenda contro la violenza e la discriminazione di ogni tipo, anche attraverso l’uso di campagne educative».