La sorella di Bernice Cassar si è rivolta ai social per esternare il grido di dolore e il senso di impotenza provato di fronte all’ennesimo brutale omicidio di una donna che ha scosso il Paese la scorsa settimana, lanciando un appello alle forze dell’ordine e alle autorità affinchè agiscano rapidamente quando una vittima trova il coraggio di denunciare, per fare sì che «la morte di mia sorella, la morte di Nicolette e quella di innumerevoli altre donne non sia vana».
Alessia Cilia ha ripercorso quel tragico 22 novembre 2022 a Kordin, quando sua sorella Bernice, madre di due figli piccoli, è «diventata una statistica» tra le vittime di femminicidio; «Una vita spezzata la cui perdita ha devastato e travolto la nostra famiglia» ma, afferma, «ciò che pesa di più sul mio cuore è la consapevolezza che la sua morte poteva essere evitata».
La donna crea un parallelismo con la recente scomparsa altrettanto tragica di Nicolette Ghrixti, accoltellata a morte lo scorso lunedì, per sottolineare l’ennesimo «grido d’aiuto rimasto inascoltato» da «un sistema che ha fallito nel proteggerla e dall’indifferenza della società».
Bernice Cassar è stata uccisa a colpi di fucile mentre si stava recando sul posto di lavoro. Il suo presunto assassino nonché padre dei suoi figli, Roderick Cassar, ancora sotto processo per il femminicidio della moglie, continua a dichiararsi non colpevole. Prima di essere assassinata, la vittima aveva sporto diverse denunce per violenza domestica nei confronti dell’uomo, come aveva fatto Nicolette Ghirxi, trovata senza vita nel suo appartamento di Birkirkara a quattro giorni di distanza dalla segnalazione inviata alla polizia circa il sospetto che il suo ex fidanzato Edward Johnston, che aveva denunciato per molestie, si trovasse a Malta.
Cilia ha affermato che il dolore per la perdita di sua sorella è tornato a farsi sentire con la morte di Ghirxi, facendo riemergere il senso di frustrazione, impotenza e rabbia che lei e la sua famiglia provano da quasi due anni.
«Per rispetto, ho aspettato che Nicolette venisse tumulata prima di scrivere questo messaggio. Ma ora è il momento di porre le domande difficili che devono trovare risposta se vogliamo prevenire altre morti insensate» ha dichiarato Cilia, citando le recenti dichiarazioni rilasciate dal commissario di polizia Angelo Gafà il quale ha sottolineato che, ad aprile, quando aveva sporto la prima denuncia, Ghirxi avesse rifiutato di sottoporre il suo caso ad una valutazione del rischio, «come se questo fatto da solo scagionasse il sistema dalle responsabilità di Gafà».
«Ma mi chiedo: la valutazione del rischio le è stata offerta di nuovo quando ha presentato ulteriori denunce o ha cercato aiuto? Non è stato forse il suo ultimo contatto con la polizia un disperato grido d’aiuto?» incalza Cilia, sostenendo che c’è bisogno di molto di più che semplici statistiche sul numero di donne che presentano denunce, perchè «abbiamo bisogno di risposte, dobbiamo capire cosa è andato storto».
Nei giorni scorsi Gafà ha rilasciato un’intervista a Times of Malta evidenziando gli sforzi compiuti dalla polizia nell’assistere le vittime che sporgono denuncia per molestie e violenza domestica ma – prosegue Alessia Cilia – «come è possibile che le donne che hanno avuto il coraggio di rivolgersi alla polizia vengano ancora abbandonate? Perché, dopo la morte di mia sorella e ora di Nicolette, la risposta è sempre la stessa strategia ripetitiva? Il commissario sta davvero suggerendo che le statistiche sulle donne salvate dovrebbero confortare le famiglie di coloro che hanno appena perso una persona cara?».
La donna ha affermato che il dipartimento di polizia potrebbe aumentare il numero di agenti nell’unità, aumentare la formazione o persino offrire valutazioni del rischio, «ma questo è semplicemente il loro dovere». «Quello di cui abbiamo bisogno ora non sono numeri o promesse politiche, bensì di responsabilità», perchè è necessario capire come, «nonostante il 70% delle raccomandazioni emerse nell’inchiesta ministeriale sull’omicidio di mia sorella sia stato attuato, come mai le donne continuano a perdere la vita? Perché le vittime, come Nicolette, vengono incolpate per non essersi sottoposte a una valutazione del rischio, invece di ricevere la protezione e il sostegno di cui hanno disperatamente bisogno?».
«Le donne che denunciano la violenza domestica non sono solo statistiche; sono madri, figlie, sorelle e amiche. Sono esseri umani che meritano di vivere senza paura, che meritano di essere ascoltate e protette. Eppure, volta dopo volta, le loro voci vengono soffocate dalla burocrazia, dall’indifferenza e dalla mancanza di urgenza» ha dichiarato Cilia attraverso un appello potente che incita all’azione immediata «coloro che occupano posizioni di potere, le forze dell’ordine, i servizi sociali e ogni persona che sente il grido di una donna in difficoltà: non aspettate fino a quando è troppo tardi. Ascoltatele. Credete loro. Agite rapidamente per proteggerle. Il costo dell’inazione è troppo alto».
Infine, Alessia Cilia si è rivolta alla famiglia e agli amici di Ghirxi con «profondo dispiacere» per sottolineare il fatto che «la vostra vita, come la mia, è purtroppo cambiata irrevocabilmente». «Non vi mentirò nel tentativo di alleviare il vostro dolore. Questo percorso sarà difficile, e il tempo non lo renderà più facile. Il vostro dolore persisterà e crescerà, e vi sentirete smarriti e inermi ogni volta che accadrà qualcosa di vagamente simile. Nicolette, Bernice e tutte le altre donne meravigliose muoiono di nuovo ogni volta che un’altra sorella viene uccisa, e con ogni nuova tragedia, vi ritroverete a soffrire di nuovo. Vi prego, cercate supporto. Ci sono molti professionisti compassionevoli che possono aiutarvi, ma sappiate che nemmeno loro possono togliervi il dolore. Appoggiatevi a loro, appoggiatevi l’uno all’altro e sappiate che non siete soli».