Il matrimonio in chiesa a Gozo potrebbe presto diventare dal più bel giorno della vita di una coppia a un qualcosa di più simile a una procedura di rigore militaresco.
Il vescovo dell’isola, Anton Tuema, ha infatti affidato a Facebook le linee guida per la funzione ideale che verrà severamente applicato d’ora in avanti. Un vademecum dei perfetti sposi. Anzi, di chiunque presenzi alla sacra unione, dalle damigelle ai testimoni, passando per gli invitati. Nel mirino dell’uomo di fede è finita soprattutto la “sensualità” della donna, che verrebbe sovraesposta mostrando anche solamente le spalle, o la schiena, additate come “parti sessuali”.
Tutte le donne, e anche gli uomini dovrebbero quindi vestirsi adeguatamente lasciando coperte le parti del corpo appena citate, oltre alla parte superiore delle gambe dal ginocchio in su.
Nel discorso pubblicato sulla pagina Facebook della Diocesi di Gozo, Teuma ha affermato che la chiesa è la casa di Dio, e in quanto luogo liturgico non ci si deve presentare come se ci si trovasse in un qualsiasi altro luogo. In sostanza, casa di Dio ma regole del vescovo, che ha rincarato la dose sull’abbigliamento degno di una brava sposa, con queste parole:
«Un abito che mostra seno, spalle, schiena o che sono trasparenti, comunicano sensualità. Una sensualità che in questo modo viene messa in mostra non solo al marito, ma a tutti i presenti, che possono vedere la sposa come nei momenti in cui si dona al proprio consorte».
Ovviamente, il dress code vale non solo per i matrimoni, ma per qualsiasi funzione religiosa, a prescindere dalla stagione. Anche con 40 gradi e un tasso di umidità degno della foresta Amazzonica, per buona pace di chi in estate vorrebbe poter respirare senza mancare di rispetto alle figure chiave della religione cristiana.
Ma non solo: il vescovo di Gozo ha inoltre dato disposizioni per quanto concerne le decorazioni floreali, che secondo lo stesso Teuma servono a far saltare all’occhio gli angoli più importanti della chiesa, e non a essere apprezzati come delle composizioni fini a loro stesse.
Stesso discorso per la musica, che deve essere adatta al contesto della funzione religiosa. «Cantare in chiesa non è l’esibizione di un artista – ha proseguito – bensì una richiesta di tutti i presenti insieme a Dio. L’elenco dei canti che verranno eseguiti durante le celebrazioni deve quindi essere approvato dalla Commissione Liturgica della Diocesi».
Insomma, come dice lo stesso vescovo gozitano, così come alcuni luoghi impongono un certo abbigliamento, come tribunali, scuole e ospedali, anche in chiesa devono essere rispettate alcune regole.
Sposi avvisati, mezzi salvati…