Quattro idee d’impresa nate all’interno dell’Università di Salerno saranno esaminate nelle prossime settimane dagli esperti di Malta Enterprise per verificare che meritino di essere sostenute, finanziate e realizzate a Malta.
In questo modo prende corpo l’accordo di collaborazione siglato tra l’ateneo italiano e l’agenzia governativa maltese. Obiettivo dichiarato dell’iniziativa è «promuovere un incubatore di imprese nell’ambito delle attività di ricerca, che diventi un polo di riferimento per il trasferimento tecnologico e l’attrazione di nuovi investimenti nell’area del Mediterraneo».
In termini pratici, gli studenti delle varie facoltà di Salerno che sviluppano un progetto imprenditoriale insieme ai loro docenti possono trovare la possibilità di realizzarlo proprio a Malta.
Ma qual è l’interesse di Malta a sostenere start up di giovani italiani e, d’altra parte, perché un’università italiana deve portare le proprie idee all’estero?
Il Corriere di Malta lo ha chiesto a Raffaele D’Alessio, docente alla facoltà di Economia di Salerno, delegato dal rettore, Vincenzo Loia, a seguire questo progetto, e a Kurt Farrugia, Ceo di Malta Enterprise.
“Dobbiamo valorizzare il brand dell’Università di Salerno, riconosciuto nel mondo per le sue eccellenze. Malta ci aiuterà con la sua burocrazia snella”.
Esperto riconosciuto nel campo della revisione contabile e del controllo di gestione, Raffaele D’Alessio è stato anche direttore del Consiglio dei dottori commercialisti e ha diretto due riviste scientifiche edite da Il Sole 24 Ore. A lui Il Corriere di Malta ha chiesto quali vantaggi concreti potrà portare l’accordo con Malta Enterprise all’Università di Salerno, dove è docente di contabilità e revisione dei conti.
Professor D’Alessio, lo scorso 13 febbraio avete incontrato i vertici di Malta Enterprise e con il ceo, Kurt Farrugia, avete concordato che alcuni progetti innovativi nati all’interno del vostro ateneo potranno essere realizzati a Malta. Ma questo non significa agevolare la fuga dei cervelli all’estero di cui si parla tanto?
R. Perché parlare di fuga all’estero? Italia e Malta sono Paesi di uno spazio unico, che è l’Unione europea. E in quest’ottica abbiamo ragionato con loro per trovare le reciproche convenienze. L’Università di Salerno ha già avviato diversi progetti di spin off, anche perché c’è un’intensa attività di ricerca in ambito scientifico e tecnologico. Ma conosciamo tutti le difficoltà che si incontrano in Italia soprattutto sotto due aspetti: finanziamenti e burocrazia. Questi sono i vantaggi che un Paese piccolo ma dinamico, come Malta, può mettere a disposizione dei nostri progetti.
Cosa sono, esattamente, gli spin off di una università?
R. La legge prevede che le iniziative imprenditoriali nate dall’attività di ricerca di studenti e docenti, e per questo ad alto valore aggiunto, possono essere realizzate con capitali esterni e sostenute dall’università che partecipa in qualità di socio ma senza detenere quote della società.
Il vantaggio dell’università consiste, evidentemente, nel prestigio che ne ricava.
R. Certo. Gli spin off accademici pesano molto nel rating anche in ambito internazionale.
Concretamente, cosa succederà adesso, dopo la firma della scorsa settimana?
R. Va detto che si tratta di un preaccordo al quale dovrà seguire l’accordo vero e proprio, che prevediamo di potere firmare a giugno. Questo perché i termini dovranno essere valutati sotto tutti gli aspetti, dato che siamo una pubblica amministrazione, e si dovranno seguire dei passaggi burocratici per l’approvazione a tutti i livelli.
Nel frattempo, già nelle prossime settimane andremo a Malta insieme ai responsabili di quattro dei 10 progetti che abbiamo presentato ai vertici di Malta Enterprise per una presentazione più dettagliata e una valutazione della fattibilità da parte dei maltesi.
Che tipo di progetti avete presentato?
R. Ovviamente, abbiamo valorizzato i nostri punti di forza cercando di incontrare quelli maltesi. Nell’accordo di collaborazione abbiamo stabilito quali devono essere i settori strategici sui quali puntare. E siamo partiti dai cosiddetti big data, dei quali il nostro rettore è uno dei massimi esperti mondiali. Quindi anche la blockchain, dato che Malta è stata la prima in Europa a regolamentarla, tutta la green economy, l’agricoltura di precisione, nella quale siamo molto avanti e che per un territorio limitato e dal clima mite come quello di Malta può risultare molto interessante. Ma consideriamo anche che il brand di Unisa ha una sua valenza internazionale, dato che è riconosciuta per l’eccellenza della medicina e dell’informatica. E si può pensare anche a un double degree: una laurea conseguita in una nostra facoltà verrebbe riconosciuta dall’Università maltese e viceversa.
Avete battezzato l’accordo “Economia del Mediterraneo”. Quindi, ci sono progetti più ambiziosi?
R. Abbiamo un obiettivo di internazionalizzazione, in linea con il nostro attuale ministro che lo ha posto esplicitamente come obiettivo delle università italiane.
D. Quindi, Malta sarebbe un ponte verso l’Africa e il Medio Oriente. Dove, però, l’Italia ha già delle ottime relazioni.
R. Ancora una volta, dobbiamo ragionare come un unico popolo, non in termini competitivi. L’obiettivo è di mettere insieme i punti di forza di ciascuno nell’interesse comune. E noi siamo anche stati espliciti: abbiamo detto ai maltesi che la nostra diplomazia ha sempre lavorato bene con il Nord Africa e non abbiamo certo problemi a realizzare progetti comuni. Ma sicuramente Malta ha un’affinità culturale che può accelerare alcuni processi. Basta pensare alla coltura delle fragole che si può sviluppare in Tunisia grazie alle tecnologie che noi possiamo trasferire all’Università di Malta
Malta Enterprise: il vantaggio di essere piccoli
Alla guida dell’agenzia governativa per la promozione dell’imprenditoria dallo scorso luglio, Kurt Farrugia è stato responsabile della comunicazione della comunicazione del Governo per circa 10 anni dopo avere lavorato nel giornalismo e in politica. Ecco come ha spiegato al Corriere di Malta gli obiettivi di questo accordo e come si inserisce nella strategia di Malta rispetto all’Unione europea e al Mediterraneo.
Dottor Farrugia, presto studenti e docenti dell’Università di Salerno verranno a Malta a impiantare delle start up con finanziamenti e agevolazioni procurati dalla vostra agenzia, quindi dal vostro Governo. In cosa consistono esattamente queste facilitazioni. E cosa ci guadagna Malta ad aiutare dei futuri imprenditori stranieri?
R. Dal punto di vista pratico, Malta Enterprise prevede un sostegno finanziario di 400mila euro alla start up, che possono raddoppiare se c’è una collaborazione universitaria. Questa cifra dovrà essere restituita solo quando l’azienda inizierà a fare profitti. Ma, naturalmente, non si tratta solo di soldi ma anche di spazi per gli uffici e, soprattutto, di un’assistenza ai nuovi imprenditori che devono imparare a trasformare un’idea in un’impresa in grado di stare sul mercato. E comunque, i finanziamenti non possono arrivare solo dal Governo ma è obbligatorio che ci siano investitori privati. E anche per la ricerca di questi capitali la nostra agenzia assicura il suo sostegno.
Perché Malta investe le proprie risorse per finanziare imprese che arrivano dall’estero?
R. Noi vogliamo costruire un sistema di start up che portino nell’isola soprattutto innovazione tecnologica. Per esempio, tra i progetti che ci sono stati presentati a Salerno, ne ricordo uno che svilupperà un farmaco innovativo. Altri sono nell’ambito dei medical devices ma ce ne sono anche nel campo della cyber security e del software engineering.
Il Paese ha avuto uno sviluppo enorme negli ultimi 10 anni. Tanto che si cominciano ad avvertire problemi di sovraffollamento e, oltre ai problemi di traffico che esistono da sempre, tanti lamentano la mancanza di case e di spazi dove costruire. È sicuro che sia ancora opportuno attirare sull’isola altre aziende?
R. Sì, dal 2013 la nostra crescita ha mantenuto dei ritmi record: 7% annuo del pil. Perché dovevamo raggiungere la media europea. Che adesso abbiamo superato. Con la conseguenza di qualche problema pratico come quelli che lei citava. Ed è per questo che stiamo investendo sulle start up. Le nuove aziende, soprattutto quando si parla di innovazione, sono strutture che portano un alto valore aggiunto con organici estremamente contenuti. Non sono fabbriche con centinaia di dipendenti ma gruppi di qualche decina di persone; tutte figure professionali molto specializzate.
Vede, il fatto di essere un Paese piccolo, come territorio e come numero di abitanti, non è solo un limite. Comporta anche alcuni vantaggi notevoli: dialogare con le istituzioni è molto più semplice, rispetto a una nazione di 60 milioni di abitanti dove le procedure inevitabilmente impongono tempi più lunghi.
La decisione del Regno Unito di uscire dall’Ue potrà incidere sull’attrattività di Malta per le imprese?
R. È stata una scelta molto criticata qui da noi. È vero che questo potrà spingere alcuni imprenditori a guardare al nostro Paese con maggiore attenzione e magari decidere di aprire una sede qui per accedere al mercato comunitario. Sicuramente, gli inglesi si trovano a proprio agio da noi perché, oltre alla lingua, trovano molti aspetti già familiari. Dal sistema legislativo all’organizzazione scolastica alla burocrazia. E questo potrà essere un vantaggio anche per le start up che nasceranno dall’accordo con l’Università di Salerno.
Avete fatto accordi con altre università italiane?
R. In Italia, abbiamo in corso dei colloqui con la Sapienza di Roma. Mentre a livello internazionale, abbiamo già un accordo operativo con una università canadese che sta facendo degli studi molto avanzati sull’uso terapeutico della cannabis. Bisogna considerare che qui da noi, precisamente nell’isola di Gozo, abbiamo una sede della medical university della Queen Mary di Londra.
Ma noi vogliamo fare di Malta una base per attirare talenti e attività di ricerca di tutta l’area mediterranea. Non solo dall’Unione europea ma anche dal continente africano. Tra qualche settimana, andremo in Gana con una delegazione di imprenditori maltesi che devono incontrare i responsabili di alcuni incubatori che operano lì nella capitale. E contiamo di creare collaborazioni tra istituti e università africane e altre istituzioni in Europa. Anche di questo vogliamo parlare con l’Università di Salerno.