L’architetto responsabile della progettazione dell’edificio crollato al suolo lo scorso dicembre costando la vita al giovane Jean Paul Sofia, Adriana Zammit, è stata sospesa dall’incarico che ricopriva presso Infrastructure Malta (IM).
L’Ente governativo ha fatto sapere ai media locali di aver sospeso la Zammit con una retribuzione ridotta, in conformità con le politiche adottate dal governo in queste circostanze che vedono il soggetto implicato in accuse pesantissime.
La tragedia che si è verificata a Kordin ha sconvolto l’opinione pubblica ponendo sotto al faro le numerose falle sistematiche presenti nel settore edilizio, come emerso dai risultati dell’indagine magistrale condotta dal magistrato Marse-Ann Farrugia, resi noti nella giornata di ieri.
Il catastrofico crollo dell’edificio che ha portato alla morte di un ragazzo di soli vent’anni provocando inoltre gravi lesioni ad altri cinque operai. Sul caso è stato aperto un processo che lo scorso venerdì ha portato al fermo di cinque persone, tra le quali la Zammit, oltre ai costruttori e promotori immobiliari Kurt Buhagiar e Matthew Schembri, insieme agli appaltatori Milomir Jovicevic e la moglie Dijana Jovicevic, tutti accusati di omicidio colposo.
Zammit che, oltre ad essere impiegata presso Infrastructure Malta, svolgeva la professione di architetto per progetti privati, è inoltre al centro delle indagini anche per aver effettuato una serie di trasferimenti di ingenti somme di denaro e proprietà immobiliari a soggetti terzi nelle settimane successive all’incidente. Un fatto che di per sé non costituisce un reato, ma che ha suscitato sospetti ed ulteriori indagini sulle intenzioni e le azioni dell’architetto dopo la tragica vicenda.
L’indagine condotta dal magistrato sulla tragedia di Kordin ha infatti portato alla luce anche diverse gravissime lacune nella costruzione, progettazione ed esecuzione dei lavori dell’edificio crollato al suolo, dimostrate da alcune immagini incluse nel documento, all’interno del quale si evince che Zammit era solita supervisionare i lavori non recandosi presso il cantiere, ma chiedendo che le venissero inviate delle foto via WhatsApp. Una di queste era stata scattata dallo stesso Jean Paul Sofia che si era recato sul tetto dell’edificio pochi minuti prima che si sbriciolasse.