Il mondo si è risvegliato stamani inerme dinnanzi alle spaventose notizie legate al terremoto che, nella nottata tra domenica 5 e lunedì 6 febbraio 2023, ha colpito il confine tra la Turchia meridionale e la Siria con due devastanti scosse, la prima con magnitudo 7.8 e la seconda da 6.7, i cui effetti si sarebbero avvertiti anche a Cipro, in Libano, in Iraq e, addirittura, in Groenlandia.
La calamità che stanotte ha colpito il sud Europa avrebbe inghiottito e raso al suolo interi edifici e strade delle principali città coinvolte facendo salire la conta delle vittime che, secondo gli ultimi bilanci, raggiungerebbe gli oltre 2.300 morti, con più di 1.500 decessi accertati dallo stato turco e circa 810 dalla Siria.
Estremamente preoccupanti anche i numeri relativi ai feriti: 7.600 nella sola Turchia “contro” gli oltre 1.280 registrati in Siria, mentre il governo turco fa sapere che sarebbero circa 2.824 gli edifici crollati a seguito dei sisma di questi giorni.
Secondo i dati dell’INGV e dell’USGS, il sisma avrebbe avuto ipocentro a circa 25 km di profondità ed epicentro nella provincia turca di Gaziantep, e sarebbe stato seguito da svariate scosse di lieve entità, fino all’ultimo e devastante episodio registrato nella mattinata odierna e manifestatosi con un’intensità pari a magnitudo 7.5.
BREAKING: A 3rd #earthquake just hit #Turkey 30 minutes ago, this time 7.5 on the Richter scale.
Drone footage: rescuers in Turkish cities search for earthquake survivors#turkiyeearthquake #earthquakes pic.twitter.com/noMPsP8cq5— Rahul Sisodia (@Sisodia19Rahul) February 6, 2023
I primi segnali del sisma si sono palesati attorno alle 4:17 del mattino (2:17 ora italiana) con epicentro nella sopracitata provincia di Gaziantep, città del sud-est della Turchia che sorge ad una cinquantina di chilometri dal confine siriano, sancendo la distruzione anche di alcuni luoghi storici quali la novecentesca Chiesa dell’Annunciazione di Iskenderun ed il castello di Gaziantep, struttura di epoca romana costruita nel terzo secolo ed ora ridotta in cenere.
Come commentato dal Presidente turco Recep Tayyip Erdogan, si tratterebbe del disastro più grande registrato nel Paese dal 1939, potenzialmente ancora più distruttivo del devastante terremoto di Erzincan che provocò la morte di circa 33.000 persone o del sisma di Izmit del 1999. A tale dichiarazione ha fatto seguito la chiosa del dottor Haluk Özener, direttore dell’osservatorio Kandilli e dell’Istituto di ricerca sui terremoti:
«Stiamo affrontando il più grande terremoto che abbiamo visto da 24 anni in questa regione. Finora si sono verificate 100 scosse di assestamento, delle quali circa 53 sono superiori ai 4 gradi (sulla scala Richter). Sette di loro superano i 5 gradi. Possiamo dire che questi terremoti continueranno nei prossimi giorni»
Secondo le dichiarazioni dell’Istituto Geofisico Statunitense USGS, sarebbero più di 30 le scosse registrate tra Siria e Turchia nella triste nottata di ieri che ha stravolto la vita a decine di migliaia di persone.
Mentre le operazioni di salvataggio continuano incessanti dalle prime ore della mattinata con i soccorritori impegnati a scavare nelle macerie, secondo le stime sarebbero ancora moltissimi i dispersi.
L’eco della notizia ha velocemente movimentato il mondo intero per inviare aiuti umanitari ai due Stati, dalla Casa Bianca che ha incaricato l’USAID di valutare le modalità con cui offrire supporto, all’Ucraina ed il Cremlino entrambe dichiaratesi pronti ad intervenire, fino alla Gran Bretagna che è accorsa ad inviare oltre 76 specialisti finanziando, inoltre, l’intervento dei White Helmets.
Poche ore fa è arrivata anche la testimonianza del ministro degli Interni maltese Byron Camilleri, il quale, affidandosi ad un post Facebook, ha così confermato come Malta attraverso la Protezione Civile europea invierà un team di esperti pronti ad aiutare ad assistere le autorità turco-siriane per identificare e salvare i dispersi.
Mentre la Farnesina si affretta a comunicare come non vi sarebbero italiani coinvolti dalla calamità, una nota di Palazzo Chigi conferma come anche la Premier Giorgia Meloni segua costantemente, grazie agli aggiornamenti ricevuti dal Dipartimento della protezione civile, i devastanti sviluppi del terremoto che ha colpito i due Paesi mediorientali.
Un terremoto di questa intensità in una regione, che risulta essere in crisi per via della Guerra civile in Siria, poi il Covid, la Guerra Russo-Ucraina…non favorirà di sicuro lo sviluppo socio-econnomivo …. poveretti