La prima banca maltese annaspa alla ricerca di una nuova banca di corrispondenza dopo la perdita dell’accordo con la ING. Il Ceo Rick Hunkin fa il nome di Western Union.
La principale banca maltese, la BOV Bank of Valletta, è stata ultimamente al centro di numerose critiche, che questo giornale ha testimoniato anche in tempi recenti.
Ma la situazione, evidentemente, è più seria di quanto non sembri dall’esterno se il nuovo Ceo, Rick Hunkin, ha rilasciato un’intervista in video al quotidiano in lingua inglese The Sunday Times of Malta, per dire che «tutto va bene».
Se il Ceo della prima banca maltese ci «mette la faccia» per dire che va tutto bene vuol dire che qualcosa sta succedendo. Nello specifico la Bov, il cui 25% è di proprietà dello Stato maltese, non ha più una banca di corrispondenza, dopo che la ING ha deciso di interrompere i rapporti.
Le banche di corrispondenza servono per trattare le transazioni in dollari sui mercati internazionali, connettendo banche locali in tutto il mondo. È del tutto evidente che senza una banca di corrispondenza le attività di Bov e la sua reputazione sono in serio pericolo.
Rick Hunkin non ha minimizzato il problema e ha ringraziato la ING per aver concesso a Bov tre mesi in più oltre la scadenza annunciata dei loro rapporti. Adesso Bov ha tempo fino alla fine di marzo per trovarsi una banca corrispondente.
«Stiamo lavorando a questo scopo con Western Union» ha dichiarato Hunkin, sollevando non poche perplessità.
Ma sulla gravità della situazione c’è poco da dire: la stessa nomina di Rick Hunkin è sembrata ai più una mossa tardiva e disperata del consiglio di amministrazione di Bov, che ha silurato il precedente Ceo Mario Mallia e si è rivolto per la prima volta a un dirigente esterno anziché promuovere un funzionario della banca.
Rick Hunkin è infatti un manager specializzato nella gestione del rischio, incarico che ha ricoperto dall’aprile del 2019 per la Chetwood Financial e, in precedenza, per la Provident Financial, Royal Bank of Scotland Williams & Glyn unit, e la Northern Rock.
Secondo Hunkin, Malta viene sempre più considerata «una giurisdizione ad alto rischio», il che rende più difficile per Bank of Valletta stringere rapporti con le banche corrispondenti. Ha poi aggiunto che «Fino a quando saremo in grado di sostenere gli scambi internazionali, né noi né i nostri clienti ne soffriremo”.
E, dopo lo zuccherino rassicurante, Hunkin ha colpito con decisione: «Qualsiasi ulteriore colpo della reputazione di Malta danneggerà l’intero Paese». Il riferimento, è ovvio, riguarda la recente crisi politica innescata dall’inchiesta sull’omicidio di Daphne Caruana Galizia e, più in generale, il coacervo di scandali e corruzione che portato alle dimissioni dell’ex premier Joseph Muscat.
«Se la situazione dovesse peggiorare così tanto da chiudere completamente a Malta le porte del commercio internazionale, questo avrebbe un impatto a catena sui clienti BOV nonché su tutte le grandi società internazionali che operano dall’estero a Malta o viceversa».
Parole non certo caute quelle di Hunkin, che ha rilasciato l’intervista pochi giorni dopo la nomina di Robert Abela a nuovo premier. Un monito, naturalmente, che si suppone il nuovo Governo prenderà in seria considerazione.
Ma Bov non deve solo guardarsi dai problemi causati dalla reputazione di Malta: l’istituto di credito è nel mirino della Banca centrale europea, e la nomina di Hunkin è stata una prima, tardiva risposta, alle pressioni che arrivavano da Francoforte.
Riciclaggio di denaro e pratiche definite «opache» sono le accuse alle quali Hunkin è stato chiamato a mettere mano. Negli ultimi mesi la banca ha chiuso centinaia di conti ritenuti «rischiosi», ivi inclusi quelli di società di gaming o di acquirenti di passaporti maltesi, sollevando un’interessante questione: come può essere che un investitore che lo Stato ritiene idoneo ad acquisire la cittadinanza non è ritenuto idoneo dalla «banca di Stato» ad aprire un conto corrente?
Mentre Bov e il suo Ceo Hunkin combattono per restare a galla in un paesaggio economico e politico radicalmente diverso da quello esaltante che vide la vittoria di Muscat nelle elezioni anticipate del 2017, continua il calvario per i cittadini stranieri, comunitari e non, che lavorano a Malta e che trovano impossibile riuscire a farsi aprire un conto sul quale depositare lo stipendio.
«Ci stiamo lavorando», ha commentato Hunkin, «e sono sicuro che anche i Ceo delle altre banche presenti a Malta lo stanno facendo». Come a dire, non ci siamo solo noi, i camerieri andassero ad aprirsi il conto altrove.