Malta si piazza direttamente al primo posto tra gli Stati membri dell’Unione Europea nella classifica dei centri finanziari offshore, meglio conosciuti come paradisi fiscali.
L’indagine, riportata in uno studio pubblicato in questi giorni nella rivista scientifica Scientific Reports, ha analizzato la destinazione delle proprietà di oltre 98 milioni di aziende, facendo una distinzione tra centri finanziari “a condotta” e quelli “a lavandino”. Malta è stato classificato come un paradiso fiscale “a lavandino”, ossia con una giurisdizione che consente di assorbire ed eludere una quantità “sproporzionata” di valore tassabile dal sistema economico in relazione al suo Pil, e che per questo si conferma in grado di attirare e mantenere i capitali stranieri.
I paesi “a condotta” sono invece destinazioni intermedie nel processo di trasferimento dei capitali verso quelli che sono considerati i veri e propri paradisi fiscali: tra questi lo studio ha individuato i Paesi Bassi, il Regno Unito e la Svizzera come i principali paesi di riferimento per le multinazionali, che utilizzano un sistema altamente complesso di sovrastrutture e filiali.
Le stime della rete Tax Justice Network e del Fondo Monetario Internazionale dimostrano che se i profitti delle multinazionali fossero dichiarati dove si svolgono le attività economiche, pagherebbero ogni anno una tassazione basata su un fatturato che va dai 500 ai 650 miliardi di dollari.
Gli autori dello studio osservano invece che i centri finanziari offshore identificati agevolano i contribuenti attraverso una bassa tassazione e una regolamentazione morbida, ma sono sempre di più sotto il controllo delle autorità.
Negli ultimi anni, Malta ha subito pressioni crescenti per modificare il suo sistema di imposizione fiscale, che può consentire alle società straniere di ridurre i loro oneri fiscali al 5 per cento: un vantaggio considerevole rispetto al tasso standard di imposta sul reddito che in Europa si attesta mediamente al 35 per cento. Tuttavia il Ministro delle Finanze, Edward Scicluna, ha sempre respinto le accuse secondo le quali Malta sarebbe un rifugio fiscale e un centro offshore, sostenendo che già dal 1994 il sistema di imposizione è pienamente conforme alle normative internazionali in materia di trasparenza fiscale.