L’innovazione è ferma fuori della banca. A dirlo è il ministro della Finanza e del Lavoro, Clyde Caruana, che in un’intervista a Lovin Malta ha spiegato come mai dopo avere regolamentato per primi in Europa la blockchain, la tecnologia delle criptovalute ma non solo, a Malta non è stata concessa una sola licenza per operare in questo settore.
“Fino a quando le banche tradizionali non decideranno di entrare nel settore” dice Caruana “non si riuscirà a realizzare il progetto di Malta, isola della blockchain. Ma loro ci hanno rinunciato fin dall’inizio. Dobbiamo convincerle che il progetto si può realizzare ma solo se loro ne faranno parte”.
Quando si parla di “banche tradizionali”, si intende non solo una struttura convenzionale, dove ci sono gli sportelli fisici e che trattano soprattutto denaro in forma di banconote e monete, ma soprattutto delle istituzioni finanziarie che seguono procedure burocraticamente molto complesse. Per quello vengono chiamate spesso dinosauri, dato che in un mondo nel quale tutto tende a diventare immateriale e rapidissimo, continuano a seguire le procedure lente di una volta. Ma a renderle ancora più lente sono le norme sull’anti-riciclaggio che diventano sempre più severe e stringenti. E non si può lanciare una rivoluzione tecnologica se poi una società qui non riesce nemmeno ad aprire un conto corrente.
Il progetto della Blockchain Island è nato ormai più di due anni fa. Ed è strano che in un Paese con un’altissima concentrazione di istituzioni finanziarie, per le quali il mondo non è mai abbastanza veloce, non si sia ancora sviluppata la tecnologia più innovativa degli ultimi 10 anni. Anche se il progetto si sta lentamente trasformando in Digital Island, Malta rischia di perdere il suo vantaggio principale: una normativa che, a differenza di tutti gli altri Paesi dell’Ue, avrebbe potuto rassicurare e, quindi, attirare le società che stanno operando nel settore delle criptovalute e in tutti quegli ambiti, non solo finanziari, che fanno della blockchain la loro carta vincente.
Insomma, avrebbe potuto essere una replica di quello che è successo con il gaming: essere i primi in Europa a regolamentare il gioco on line, ha portato qui un gran numero di operatori di gioco sviluppando non solo generici posti di lavoro ma soprattutto competenze molto apprezzate sul mercato. Per criptovalute, blockchain e mondo digitale in senso lato, il progetto rischia di fallire per una fila in banca.