La polizia ha arrestato (almeno per il momento) otto persone in relazione al furto di 226 chili di resina di cannabis dalla base militare di Safi, riuscendo a recuperarne finora circa 85 chili.
L’operazione, durata circa dodici ore, è stata messa in atto nella notte tra lunedì 24 e martedì 25 febbraio in diverse località dell’isola, con una serie di perquisizioni e blitz che hanno portato al fermo dei sospettati, tutti di nazionalità maltese, alcuni dei quali volti già noti alle forze dell’ordine.
Rivolgendosi ai media maltesi nel corso della conferenza stampa tenutasi martedì pomeriggio, anch’essa in lingua maltese, il commissario di polizia Angelo Gafà ed altri due ufficiali hanno ricostruito le fasi dell’operazione scattata attorno all’una di notte, quando le forze dell’ordine hanno fatto irruzione in un appartamento di Zebbug, arrestando quattro persone.
Nel garage di un edificio lì vicino, nascosti in un’auto, sono stati trovati 36 chili di resina di cannabis. Poche ore dopo, intorno alle 7:45 del mattino, un 23enne è stato fermato a Marsa e, nel corso delle indagini, la polizia ha scoperto altri 34 chili della sostanza celata in un garage a Zabbar riconducibile al sospettato.
Le operazioni sono proseguite nel corso della mattinata con un nuovo arresto a Qormi, dove un 34enne è finito in manette e, le successive perquisizioni, hanno portato al ritrovamento di altri 10 chili di resina di cannabis nascosti in un campo a San Gwann.
Il cerchio si è stretto ancora di più poco dopo mezzogiorno, quando la polizia ha bloccato due auto, una a Qormi e l’altra a Pietà, arrestando due giovani uomini rispettivamente di 25 e 23 anni. Gli agenti hanno poi perquisito un’abitazione a Pietà, dove sono stati sequestrati altri 5 chili di droga, oltre a un certo quantitativo di marijuana e cocaina, quest’ultime non collegate al caso oggetto di indagine.
La droga faceva parte del maxi-sequestro messo a segno lo scorso giugno, quando al Malta Freeport furono intercettati complessivamente 13 milioni di euro di hashish nascosti all’interno di forni industriali. La sostanza, non ancora distrutta, era custodita in un container sigillato su ordine del tribunale che sta conducendo le indagini.
Tuttavia, tra sabato e domenica notte, dei ladri hanno fatto irruzione nel deposito delle Forze Armate maltesi, sorvegliato e controllato da telecamere di sicurezza, portandosi via l’ingente quantitativo di stupefacenti senza che nessuno se ne accorgesse se non nel corso di una ricognizione di routine.
Le indagini sono ancora in corso e la polizia non esclude nuovi arresti.
L’episodio ha inevitabilmente scatenato un vero e proprio terremoto politico. Il comandante delle Forze Armate, il brigadiere Clinton O’Neill, è stato sospeso temporaneamente dall’incarico, mentre il ministro dell’Interno Byron Camilleri ha “offerto” le proprie dimissioni al Premier Robert Abela, che le ha però respinte, difendendo invece il suo operato.
Il Consiglio dei Ministri ha espresso piena fiducia verso Camilleri, elogiando a sua volta «la correttezza e l’integrità dimostrata finora, anche in questo caso particolare» e ribadendo il sostegno alla sua permanenza in carica. Di diverso avviso l’opposizione, che ne ha chiesto le immediate dimissioni oltre a un dibattito parlamentare urgente per fare luce sulla vicenda e sulle falle nella sicurezza. Lo stesso ha fatto l’Ong anticorruzione Repubblika.
Nel frattempo, sono state avviate due inchieste per far luce sull’accaduto: una condotta dal magistrato Antoine Agius Bonnici e un’indagine amministrativa affidata all’ex giudice Geoffrey Valenzia, che dovrà analizzare negligenze e falle nel sistema di sicurezza che hanno permesso ai ladri di agire indisturbati.
(immagine di archivio, credits: Terry Caselli Photography)
Il Corriere di Malta è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale e rimanere sempre aggiornato