“Una multa per accuse infondate e inconsistenti” e per “gravi carenze ipotizzate”. Un gruppo di ispettori “impreparati” e “senza alcuna conoscenza dei modelli di business diversi da quelli del mercato di massa”. Queste le accuse che Insignia cards, una società che gestisce carte di credito di lusso, per clienti cosiddetti “alto spendenti”, ha rivolto alla Fiau, Financial intelligence analysis unit, dopo avere ricevuto una sanzione di oltre 373mila euro per infrazioni alle norme dell’anti-riciclaggio.
La società ha dichiarato anche l’intenzione di ricorrere contro Fiau chiedendo all’Abe, Autorità bancaria europea, un’indagine sull’attività dell’agenzia maltese.
Le contestazioni che erano state sollevate da Fiau riguardano soprattutto la verifica dei patrimoni di alcuni clienti che, come tutti quelli di Insignia, risultano decisamente consistenti. Nonostante le dichiarazioni dei clienti fossero state poi verificate con le informazioni di “fonti indipendenti”, l’unità anti-riciclaggio ha stabilito che non c’erano sufficienti elementi per verificare la legittimità delle proprietà e dei guadagni dichiarati. E in qualche caso c’era perfino il sospetto di legami con la mafia russa.
Senza mezzi termini, il presidente di Insignia, Nada Tucakov, ha replicato che i regolatori “non riuscivano a capire in quale momento della procedura di onboarding (l’apertura della posizione di un nuovo cliente, ndr) si manifestano i rischi. L’errore più frequente è pensare che “i rischi con un nuovo cliente si presentino nella fase di onboarding. Il momento che richiede maggiore attenzione, secondo Tucakov, è piuttosto quello in cui il cliente inizia a operare e utilizzare i prodotti finanziari che gli vengono messi a disposizione. Le procedure aziendali, quindi, prevedono il massimo allerta sulle transazioni, considerando anche il fatto che i loro clienti sono soliti effettuare transazioni per importi consistenti. Lo abbiamo dimostrato anche grazie al lavoro approfondito che hanno fatto per noi Hogan Lovells e Baker McKenzie”.
A questi due studi legali internazionali Insignia ha affidato il compito di rivedere le procedure interne dell’onboarding, per avere la certezza di essere assolutamente compliant.
Ma Insignia non si limita ad accusare Fiau di incompetenza. Arriva a ipotizzare che la severità dell’agenzia sia conseguente al rischio che Malta sta correndo di finire nella grey list quando Moneyval, organismo internazionale che valuta l’efficienza dei vari Paesi nel contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo, emetterà il suo verdetto, tra qualche mese. In pratica, avrebbe intensificato ispezioni e sanzioni per contrastare le accuse di favorire il malaffare.
A supporto di questa ipotesi, ha specificato che una prima ispezione era già stata fatta nel 2017 ma il report è arrivato due anni dopo, dopo la seconda ispezione del 2019. Nel corso della quale il comportamento degli ispettori, sostengono alla Insignia, è stato molto meno professionale e perfino intimidatorio. Inoltre, ad accompagnare gli ispettori Fiau c’erano anche alcuni impiegati di una società privata, la Fti Consulting.
Tra la prima e la seconda ispezione, sottolineano a Insignia, Moneyval aveva mandato un report nel quale criticava la capacità delle autorità maltesi di controllare l’attività delle società regolamentate.