Sono giorni turbolenti per il settore delle consegne a domicilio, con centinaia di fattorini dell’operatore Bolt Food che hanno incrociato le braccia rifiutando gli ordini di consegna di cibo a domicilio in segno di protesta contro i salari ridotti, portando diversi utenti a lamentare disagi sui principali social media a causa delle mancate consegne.
Bolt Malta ha affermato di non aver ricevuto alcuna comunicazione dal «piccolo gruppo di corrieri» attualmente in sciopero, con un portavoce dell’azienda che ha dichiarato a Times of Malta che le tariffe orarie dei rider sarebbero aumentate negli ultimi mesi. Tuttavia, i fattorini hanno raccontato una realtà ben diversa al portale in lingua inglese, affermando come le retribuzioni corrisposte dall’operatore non rispettino gli standard europei costringendoli a lavorare «fino a 18 ore per guadagnare 3 euro all’ora», circa 700 euro mensili secondo uno dei manifestanti.
Tali condizioni, oltre a impedire ai fattorini di pianificare serenamente il proprio futuro, rendono estremamente difficile arrivare a fine mese e sostenere le spese. Per affrontare questa problematica, nel gennaio dell’anno scorso il governo ha introdotto il Wage Regulation Order che garantirebbe un salario minimo, straordinari, il doppio della paga nei giorni di riposo, congedo per malattia e ferie, e l’esenzione dal pagamento di attrezzature e carburante.
Disposizioni che, però, secondo i rider non sarebbero mai state attuate, e le tariffe “speciali” del weekend, su cui facevano affidamento per guadagnare qualcosa in più, sono state cancellate dall’operatore di food delivery, con diversi corrieri hanno lamentato di non riuscire a guadagnare nemmeno il salario minimo previsto pari a 4,82 euro l’ora.
«Il comfort è bello, ma non se avviene a spese dei lavoratori», la chiosa del ministro dell’Interno e del Lavoro, Byron Camilleri, che ha espresso solidarietà nei confronti dei fattorini offrendo loro il supporto del Ministero, esortandoli ad unirsi a un sindacato.
Si tratta dell’ennesimo sciopero per i rider di Bolt Food, già in precedenza scesi in piazza chiedendo tutele e migliori condizioni di lavoro.