A Malta manca sempre meno per l’imminente apertura del mercato della marijuana per uso creativo, quello regolarizzato s’intende, che riprendendo il modello spagnolo dei “cannabis club” porterà alla nascita di associazioni riconosciute per un “consumo consapevole” dei cannabinoidi già entro il primo trimestre 2024.
Ad annunciarlo è il presidente esecutivo dell’Autorità per l’uso responsabile della cannabis, Leonid McKay, che durante una conferenza stampa ha annunciato come l’ARUC abbia riconosciuto le prime due licenze operative alle associazioni KDD Society e Ta’ Zelli, che saranno ricordate quindi come le prime a produrre e distribuire la sostanza a Malta.
L’iniziativa prevede la vendita agli iscritti e il consumo all’interno delle associazioni, previa autorizzazione a seguito dei test effettuati dalle autorità sul prodotto destinato alla vendita, con McKay che fa sapere come i prezzi non saranno fissati dall’ARUC e saranno «paragonabili a quelli offerti dal mercato illegale», puntando progressivamente a rubarne le quote.
Questo annuncio definito «storico» dalla segretaria parlamentare Rebecca Buttigieg, sembra aver già trovato altri quattro candidati sul territorio maltese, pronti ad assumere la distribuzione dei fiori e dei derivati dalla cannabis, che attualmente risultano già in possesso di una licenza di principio e in fase avanzata per ottenere quella operativa.
Per acquistare legalmente marijuana o hashish è necessario essere iscritti a uno di questi club sottoponendosi ad un colloquio conoscitivo organizzato per profilare il loro rapporto del richiedente col consumo di cannabis e per fornirgli inoltre maggiori informazioni sull’uso consapevole all’interno della comunità e sulle loro responsabilità in quanto iscritti, procedendo infine col pagamento di una piccola quota d’iscrizione.
Le associazioni, di diverse dimensioni con la possibilità di contare una media di circa 250 membri, saranno senza scopo di lucro e ogni anno dovranno tassativamente versare il 5% del loro reddito totale come “contributo di riduzione del danno” all’ARUC, in aggiunta ad un ulteriore 10% del surplus che sarà devoluto a progetti di sensibilizzazione sul consumo della droga.
Un’apertura al mercato delle droghe leggere che risulta differente rispetto a quella di altri Paesi anche per la scelta di non consentire la distribuzione ai turisti, in quanto secondo le autorità le associazioni devono mirare a regolamentare l’uso delle droghe leggere piuttosto che a promuoverlo, con Buttigieg che ha definito il modello maltese “pionieristico” nonché una fonte di spunto per altri Stati, come la Germania, che guardano a come affacciarsi alla liberalizzazione a scopo creativo delle sostanze derivate dalla cannabis ispirandosi al paradigma dettato dalla Valletta.
Una rivoluzione chiamata a sbaragliare i traffici illeciti delle associazioni criminali che da anni attingono dagli enormi introiti provenienti dalla vendita illegale dei cannabinoidi, offrendo prodotti controllati e che siano “più sicuri” in quanto non mescolati ad altre sostanze chimiche nocive, come spesso accade con quelli provenienti dal mercato nero, portando ad una depenalizzazione che consentirà ai membri dei club il possesso di non oltre 7g di hashish o marijuana, di coltivare fino a quattro piante in casa propria e, infine, di acquistare quantità limitate di cannabis dalle associazioni senza andare incontro a ripercussioni legali, come confermato anche dalla chiosa entusiastica di Rebecca Buttigieg raccolta dal Times of Malta:
«Siamo orgogliosi di non aver lasciato una situazione in cui le persone possano andare incontro a precedenti penali semplicemente per aver fumato uno spinello»